Voghera, ucciso dall'assessore: la sorella di Youns al presidio in piazza Meardi

Passati due mesi, sul posto della tragedia srotolati striscioni contro l'ex assessore e il sindaco

La protesta a Voghera

La protesta a Voghera

Voghera, 25 settembre 2021 - "Fratelli arabi, fratelli italiani, capisco che non siete qui, vi hanno messo paura. Ma se fate paura ai cittadini di Voghera, non fate paura a noi. Dormi in pace Youns, la giustizia uscirà fuori, prima o poi le coperture vanno via". Bahijia, sorella di Youns El Boussetaoui, è tornata oggi in piazza Meardi a Voghera, dove il 39enne è stato ucciso la sera dello scorso 20 luglio dal proiettile sparato dalla pistola dell'allora assessore alla Sicurezza (ora ex), Massimo Adriatici, ai domiciliari per l'accusa di eccesso colposo di legittima difesa. Al presidio organizzato da Gianpiero Santamaria, coordinatore di Buona Destra Voghera, alle 15 c'erano solo una ventina di manifestanti, che non essendo autorizzati a un vero e proprio corteo hanno improvvisato una passeggiata "per andare a prendere un caffè" in centro a Voghera, raggiungendo piazza Duomo, sorvegliati con discrezione da una folta presenza di poliziotti e carabinieri.

Sono poi tornati alla spicciolata ancora in piazza Meardi, dove hanno srotolato gli striscioni "Adriatici assassino" e "Garlaschelli dimettiti" con anche una gigantografia del sindaco Paola Garlaschelli. "Riesce a far chiudere i bar - ha detto la sorella riferendosi al sindaco e facendo notare le serrande abbassate per la manifestazione - a non far uscire la gente. Ma il sindaco non ha fatto neanche le condoglianze alla famiglia, non è riuscita a fare neanche quello. Mi rispondete perché? Vergogna". Nel frattempo un po' più di persone, un centinaio per gli organizzatori, erano arrivate a radunarsi sul luogo della tragedia. "Per il pugno sinistro di un malato marocchino - ha detto ancora la sorella di Youns - uno sparo al petto. E' legittima difesa? Ci sono dei criteri per la legge italiana per la legittima difesa, ma l'unico criterio che c'è qua è che l'assessore è un leghista e va difeso. Ma l'Italia è una foresta? Pagherete, l'assessore è un assassino e deve finire la sua vita in carcere".

Una preghiera in arabo in memoria di Youns interrompe solo per breve i toni accesi della protesta. "Mio fratello - ha detto ancora Bahijia - era pregiudicato, ha sbagliato e ha pagato, per tre anni. Perché l'assessore non deve pagare? Dite, dite male di lui. Aveva due espulsioni? Non è vero. E non era senza fissa dimora, perché aveva la residenza a casa mia a Novara. Inventiamoci bugie per coprire il vostro assassino. Ma non funziona così, siamo in Italia o in una foresta? Sono cittadina italiana e ho dei diritti e uno di questi diritti è la giustizia per mio fratello, per nostro fratello. Noi ogni mese saremo qua, anzi la prossima volta sarò fuori dalla procura di Pavia. Pensate di farci paura? Avete sbagliato persona".