UMBERTO ZANICHELLI
Cronaca

Vigevano, bimbo schiacciato dopo il parto: Asst condannata a pagare

La famiglia contesta la sentenza e medita di ricorrere in Appello: “Ci sono aspetti che non ci convincono, a partire dal mancato riconoscimento complessivo delle conclusioni elaborate dai periti”. Il piccolo subì un trauma dopo che la mamma, esausta, si era addormentata. Mancarono informazioni e monitoraggio

La vicenda è avvenuta il 7 giugno di sette anni fa all’ospedale di Vigevano La donna aveva partorito da alcune ore

La vicenda è avvenuta il 7 giugno di sette anni fa all’ospedale di Vigevano La donna aveva partorito da alcune ore

Vigevano, 23 agosto 2025 – “Dopo cinque anni di processo è arrivata una sentenza criticabile che per noi è da considerarsi assolutamente insoddisfacente”. A dirlo è l’avvocato Carmela De Lucia di Genova che assiste la giovane coppia lomellina il cui figlio, il 7 giugno di sette anni fa, ebbe un collasso poche ore dopo il parto mentre si trovava all’ospedale di Vigevano.

Fu quello l’effetto dello schiacciamento da parte della madre che, esausta per il parto, si era addormentata mentre lo teneva tra le braccia. Quello che avrebbe dovuto essere un momento bellissimo si era trasformato in un dramma: oggi il piccolo, che è sopravvissuto, è tetraplegico e necessita di assistenza 24 ore su 24.

Per la vicenda il Tribunale civile di Pavia ha riconosciuto alla famiglia lomellina un risarcimento di un milione e 521 mila euro da parte di Asst Pavia che gestisce il nosocomio vigevanese. “Premesso che nessuna somma può restituire la salute al bambino – commenta l’avvocato De Lucia che collabora attivamente con il Tribunale per i diritti del malato – ci sono aspetti della sentenza che non ci convincono. Primo fra tutto l’esito del lavoro dei periti che hanno riconosciuto la responsabilità del 100% della contoparte e che il giudice ha deciso di dimezzare. Per questo i miei assistiti stanno valutando la possibilità di ricorrere in Appello. Lo ripeto: non si tratta di una questione economica, anche se è evidente che assistere un bambino con queste problematiche richiede risorse importanti, ma di una questione di equità”. Nessun commento dall’avvocato Paolo Salvini di Torino che rappresenta l’azienda sanitaria per “obbligo di riservatezza”.

La vicenda era avvenuta all’inizio dell’estate del 2018: il piccolo era nato da poche ore. Il bimbo era stato portato dalla mamma e appoggiato al petto, una pratica che favorisce tra le altre cose l’avvio dell’allattamento. La donna, esausta dopo il parto, si era posizionata su un fianco e si era addormentata senza che nessuno si premurasse di informarla dei possibili rischi. E secondo il Tribunale era mancato anche il necessario monitoraggio visto che dopo pochi minuti la donna si era accorta che il piccolo non aveva reazioni, aveva chiesto aiuto ma l’intervento sarebbe stato tardivo. Quindi era sopraggiunto l’arresto cardiaco che ha causato i gravissimi effetti per il neonato. Il giudice, al quale la famiglia lomellina si è rivolta, ha parzialmente accolto le richieste formulate che erano state di tre milioni di euro di risarcimento. Anche l’azienda sanitaria sta valutando un eventuale Appello.