NICOLETTA PISANU
Cronaca

Vellezzo Bellini, uccise il padre: dura condanna

La Corte d’appello di Pavia commina 9 anni e 4 mesi a Giovanni Dagrada. Ma non occultò il cadavere

I giudici hanno accolto solo un'accusa

Vellezzo Bellini (Pavia), 15 febbraio 2020 - Giovanni Dagrada è stato condannato a nove anni e quattro mesi per l’omicidio volontario del padre Piero. La Corte d’Assise del tribunale di Pavia invece lo ha assolto dall’accusa di occultamento di cadavere. L’accusa aveva chiesto dodici anni di reclusione. Il corpo di Piero Dagrada, settantasette anni, affetto da una grave malattia degenerativa, era stato rinvenuto il 12 novembre 2018 nella propria casa a Vellezzo Bellini.

A trovarlo era stato l’altro figlio Antonio, che era andato a trovarli perché non aveva loro notizie già da qualche giorno: il papà era a terra in camera privo di vita, vicino c’era Giovanni. Secondo la ricostruzione dell’accaduto, la morte dell’anziano sarebbe avvenuta qualche giorno prima del ritrovamento. Giovanni poi sarebbe rimasto a vegliare il corpo senza vita del genitore. All’arrivo del fratello Antonio, Giovanni era in stato confusionale per cui è risultato difficile per lui ricostruire quanto era successo. Negli ultimi anni si era occupato a tempo pieno del padre, che aveva bisogno di assistenza continua per ogni attività, a causa del male che l’aveva colpito e che gli rendeva impossibile provvedere anche alle esigenze quotidiane, tanto che sembra che il figlio avesse smesso di lavorare.

Per l’accusa, Piero Dagrada è morto in seguito ad asfissia provocata dalla compressione volontaria della gabbia toracica. La difesa, affidata ai legali Riccardo Ricotti e Federica Podda, ha sostenuto la tesi dell’incidente e aveva nominato un proprio perito per approfondire la causa della morte dell’anziano. Giovanni Dagrada ha affrontato il processo scegliendo il rito abbreviato, che consente lo sconto di un terzo della pena in caso di condanna. In aula erano stati sentiti i periti delle due parti, che avevano presentato le diverse risultanze dei loro approfondimenti. L’avvocato Ricotti in seguito alla sentenza ha commentato: "Aspettiamo di leggere le motivazioni della sentenza, poi valuteremo l’eventuale ricorso in secondo grado di giudizio".