
Il tribunale di Pavia
Pavia, 17 ottobre 2023 – Estorsione, induzione indebita a dare o promettere utilità, peculato: l’ex carabiniere cinquantenne Antonio Merola è stato condannato a sei anni di reclusione con queste accuse.
Il collegio del tribunale di Pavia ha stabilito anche una provvisionale da diecimila euro nei confronti della parte civile, cioè l’allora gestore dell’agriturismo al centro della vicenda.
Secondo le accuse, nel 2014 avrebbe fatto credere al titolare di un agriturismo a Torre d’Isola che una banda criminale di albanesi esercitava il controllo sulla struttura ricettiva compiendo azioni illecite al suo interno. Per dar prova alla parte offesa – ora deceduta – della veridicità di tale affermazione, Merola avrebbe inviato una serie di sms minatori all’uomo, per far tornare l’agriturismo nella sua disponibilità il proprietario avrebbe dovuto consegnare ventimila euro. I soldi furono consegnati in due tranche nell’aprile 2014. Ma successivamente, Merola avrebbe fatto credere al proprietario della struttura di essere in contatto con "il calabrese", capo della banda criminale, che avrebbe preteso ulteriore denaro, simulando una telefonata con tale soggetto in cui l’ex militare si era posto come intermediario per chiudere la vicenda.
Merola avrebbe rassicurato il proprietario della struttura che se avesse pagato non avrebbe più avuto problemi, ma siccome la vittima non aveva disponibilità di denaro, per le accuse Merola si era fatto consegnare l’orologio, monetizzandolo per seimila euro. Il reale valore dell’orologio era quattordicimila euro, quindi il danno patrimoniale complessivo ai danni della parte offesa ammontava a trentaquattromila euro. Per l’accusa, aveva poi convinto il proprietario dell’agriturismo a cedergli una moto promettendogli di agevolare le procedure di sfratto del gestore dell’agriturismo, attuale parte civile al processo. L’accusa di peculato era scattata perché l’allora appuntato si era appropriato di un hard disk e due computer corpo del reato in un procedimento penale. L’avvocato Paolo Di Furia che ha difeso Merola ha annunciato la possibilità di ricorrere in appello.