NICOLETTA PISANU
Cronaca

Garlasco, ricatto hot alle Bozzole: "Savu aveva in pugno i sacerdoti"

Nelle motivazioni delle condanne i contorni dello scandalo

Florin Tanasie e dietro con la sciarpa azzurra Flavius Savu

Garlasco (Pavia), 13 settembre 2018 - «Ben sapeva di avere in mano il destino dei sacerdoti, potendolo piegare ai suoi desideri economici». Questo si legge nelle motivazioni depositate dai giudici del tribunale di Pavia riguardo alla sentenza di condanna a carico di Flavius Savu, trentasettenne romeno, alla sbarra insieme a Florin Tanasie, ventisette anni, perché accusati del ricatto a luci rossi ai preti del santuario delle Bozzole di Garlasco. Secondo le accuse, Savu aveva chiesto 250.000 euro alla Diocesi per non divulgare le prove degli atti sessuali avuti con alcuni sacerdoti del santuario, aveva inoltre ottenuto oltre 15.000 euro dall’ex rettore don Gregorio Vitali per lo stesso motivo, somme di denaro non quantificate da don Piero Rossoni e 40.000 euro da un aiutante laico.

A maggio Savu è stato condannato a cinque anni e sei mesi di reclusione, oltre a tremila euro di multa, Tanasie a un anno e otto mesi di reclusione più una multa da quattrocento euro. Le motivazioni della sentenza sono contenute in 142 pagine in cui si ripercorrono i fatti, si ricordano le intercettazioni e alcune testimonianze. I giudici sottolineano che «è provato che Savu abbia compiuto atti sessuali» con don Gregorio, con don Piero e con l’aiutante laico, con il quale Savu aveva avuto un incontro a luci rosse al cimitero, in seguito al quale era scattata una richiesta di denaro, per poi minacciare tutti di divulgare le registrazioni se non lo avessero pagato. I giudici rilevano che «le minacce sono state costanti, ripetute e i pagamenti riscontrati», anche dalla testimonianza del sindaco Pietro Farina. Il sindaco, come emerso a processo, era stato informato dell’accaduto da don Gregorio e gli aveva consigliato di denunciare l’accaduto, insieme avevano anche pensato di mandare Savu in Romania per seppellire la vicenda.

Tuttavia, poi erano iniziati i pagamenti da parte di don Gregorio: «Le continue dazioni erano fondate sul timore che don Gregorio e don Rossini avevano di essere pubblicamente accusati di essere preti omosessuali» e dell’aiutante che ne venisse informata la famiglia, «con la conseguente rovina della loro posizione pubblica e privata». In particolare, don Gregorio temeva la divulgazione delle registrazioni di telefonate erotiche che aveva intrattenuto con tale Valentino, figura che gli inquirenti hanno ricondotto a Savu. Al romeno era contestata anche la truffa ai danni di un’insegnante: adducendo scuse quali un bambino malato, usurai minacciosi e questioni logistiche, le aveva scucito oltre 15.000 euro. Savu, assistito dall’avvocato Roberto Grittini, presenterà ricorso in Appello.