MANUELA MARZIANI
Cronaca

Piste ciclabili a Pavia, pedala solo la protesta: o mancano o sono sbagliate

Percorsi protetti non collegati tra loro, segnalati male o invasi dagli arbusti . Il caso di via Riviera: il tracciato per ora finisce in curva. Con 39 chilometri di piste la provincia è quartultima in Lombardia

La pista ciclabile al sottopasso di Ca’ della terra si interrompe bruscamente

Pavia -  Critiche per le piste ciclabili che non ci sono e critiche per quelle che vengono realizzate. La mobilità dolce a Pavia non piace perché i percorsi protetti sono scollegati tra loro, segnalati male, in molti casi fuori dal centro e adesso pure con il tribulus terrestris, incubo dei ciclisti, sulla strada. Secondo l’Istat, soltanto il capoluogo ha 39 chilometri di piste ciclabili, un dato che colloca la città al quartultimo posto in Regione davanti a Varese, Lecco e Como. "Si completi l’anello" chiedono da tempo le associazioni di ciclisti sottolineando come spesso le piste ciclabili siano scollegate tra loro e siano state realizzate dove si poteva, non dove sarebbe servito.

Un esempio arriva ora da via Ca’ Bella dove è stata realizzata una pista ciclabile rialzata rispetto alla sede stradale per evitare allagamenti in caso di pioggia, ma che non viene usata. Ieri pomeriggio, gli unici due ciclisti hanno preferito percorrere la strada e non la ciclabile. In corso, invece, in via Riviera una nuova pista che al momento finisce in curva "Pronti per essere investiti" insistono i ciclisti che aspettano il termine del cantiere per il momento sospeso.

«A Pavia e provincia dovrebbero smettere di realizzare ciclabili inutili e pericolose come quella del Naviglio verso Casarile", hanno sottolineato altri amanti della bicicletta. In alcuni casi, come accaduto un viale Indipendenza, non è stata realizzata una vera e propria pista, ma sono state disegnate due strisce gialle di fronte al palazzo di Ats, che si interrompono alla fermata del bus per poi continuare. E anche in via XI febbraio dove ciclisti e pedoni sono costretti a convivere, mentre secondo la Fiab il concetto di "ciclopedonabile" è da eliminare perché le velocità sono differenti. Critica anche la situazione in viale Gorizia dove, oltre alla condivisione con i pedoni e il manto sconnesso, si restringe pure la carreggiata. Malconcio pure il percorso sul lungoticino e poi ci sono i problemi annosi come quelle della pista ciclabile in viale Libertà, che nei momenti in cui la città è affollata, spesso si trasforma in parcheggi. In compenso, per garantire una maggiore sicurezza ai ciclisti e a chi passa a piedi, in via Tasso sono state realizzate delle isole salvapedoni che costringono le auto a ridurre la velocità.

Ma i timori per chi si sposta in bici non mancano. Basta spostarsi appena fuori dalla città per rendersene conto. Lo sanno bene i residenti a San Martino Siccomario che aspettano l’annunciata pista ciclabile di collegamento con Pavia e anche le famiglie che, soprattutto nei weekend, utilizzano la pista che collega la zona sud di Pavia a Travacò Siccomario. In quel tratto si sarebbe dovuta posare una pavimentazione luminescente, che doveva accumulare l’energia del sole per restituirla al buio. Abbandonata l’idea innovativa, la pista è rimasta al buio.