Plasma iperimmune, il San Matteo di Pavia fa scuola

Si pensa a un protocollo regionale, mentre il Policlinico raccoglie il sangue dei guariti per essere pronto a eventuali nuove ondate

Il direttore generale del San Matteo, Carlo Nicora

Il direttore generale del San Matteo, Carlo Nicora

Pavia, 4 giugno 2020 - Un protocollo lombardo per curare con la plasmaterapia chi ne ha bisogno. Lo si sta approntando nel caso in cui dovesse arrivare la temuta seconda ondata di Covid-19. Allora a un numero molto superiore rispetto ai primi 48 pazienti potrebbe essere somministrata un’infusione di plasma iperimmune, come ha pensato di fare il professor Cesare Perotti con ottimi risultati.

La plasmaterapia prosegue? "Adesso i malati non presentano condizioni tali da richiedere la plasmaterapia – ha risposto il direttore generale del San Matteo, Carlo Nicora –, ma stiamo “mettendo fieno in cascina” chiamando tutti i potenziali donatori che appartengono a quattro diverse categorie. Ci sono i pazienti dimessi che sono stati mandati a casa a terminare la convalescenza, quelli collocati in quarantena obbligatoria perché risultati positivi al tampone ma non in gravi condizioni, quelli messi in quarantena fiduciaria perché hanno avuto il Covid senza accorgersene (e rappresentano il 40%) e infine i nostri operatori sanitari che arrivano all’8,5%. Al momento siamo a 250 donazioni, ma proponiamo a tutti di sottoporsi a esami approfonditi per poter donare".

Quante sacche vi servono? "Vorremmo averne il più possibile, magari anche 500".

Nei giorni scorsi vi è capitato di dare sacche anche ad altre strutture? "Sì, le diamo secondo il nostro protocollo. Presto però sarà approntato un protocollo regionale che varrà per tutte le strutture del territorio. Dai nostri 48 pazienti potremmo passare a 1000 gravi. E il capofila sarà il San Matteo".