Giallo Gigi Bici, nuovi particolari: nella copisteria non ricordano la fisioterapista

La testimonianza dal bancone: "Vediamo tante persone e le mascherine non aiutano"

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Clienti in fila davanti al bancone della copisteria del centro commerciale Carrefour.

È un viavai continuo quello al bancone della copisteria del Carrefour in cui Barbara Pasetti, la donna arrestata giovedì scorso con l’accusa di tentata estorsione, avrebbe fatto stampare le lettere con le richieste di denaro fatte arrivare alla famiglia di Gigi Bici. In cambio della liberazione dell’uomo, la 40enne avrebbe voluto 390mila euro. Ma in negozio non ricordano il volto della donna. "Vediamo tante persone – dicono – non riusciamo a ricordarle tutte. Neppure chi è andato via poco prima sappiamo che fisionomia avesse. Le mascherine che bisogna portare assolutamente poi non ci aiutano".

Quindi in negozio non si ricordano di Barbara Pasetti e delle lettere con le richieste di denaro che avrebbe fatto recapitare alla famiglia del 60enne. E le mail partite dal computer della donna per arrivare in copisteria in modo da essere stampate, per i commercianti non era niente di speciale. "Non leggiamo le mail che arrivano – fanno notare in negozio – e che ci inviano per la stampa. Non ne conosciamo il contenuto, rimangono nel server e la sera si cancellano automaticamente. Solo se qualcuno ci chiede di tenere i documenti perché magari devono ristamparli come accade in caso di lutto, vengono salvati. Non è accaduto, però, in questa occasione". Quindi le lettere che Barbara Pasetti avrebbe recapitato in una cabina telefonica e sotto il tappetino di una chiesa al momento sarebbero solo quelle trovate dagli inquirenti. E non si continua a non sapere chi ha ucciso il 60enne. "Ci sono persone che si fanno arrestare per amore dei figli – ha detto Katia, la figlia più legata a Luigi Criscuolo – questa donna ha messo di mezzo il figlio, un bambino di 8 anni, che dovrebbe aver scoperto il cadavere di mio padre giocando a pallone nel cortile di casa".M.M.