Mortara, "Il baby bullo ora è pentito"

L’avvocato di uno dei ragazzi in comunità per gli abusi su un coetaneo sostiene l’importanza di evitare il carcere Udienza preliminare tra una settimana

I carabinieri nel corso delle indagini

I carabinieri nel corso delle indagini

Pavia, 5 gennaio 2018 - "Sente sulle sue spalle tutto il peso di quanto commesso". L’avvocato Marco Flore descrive così lo stato di uno dei membri della baby gang di Mortara, da lui assistito. I quattro minorenni la prossima settimana compariranno davanti al giudice per rispondere delle accuse di violenza sessuale di gruppo, detenzione di materiale pornografico minorile e violenza privata. Erano finiti nei guai a marzo, quando erano stati arrestati per le angherie commesse nei confronti di un quindicenne lomellino, un ragazzo che li frequentava in teoria come amico.

In realtà, secondo le accuse il giovane aveva subìto sevizie e maltrattamenti così gravi che il Gip aveva disposto per gli aguzzini il carcere. Avevano tenuto la vittima sospesa oltre un ponticello e l’avevano violentata con una pigna, riprendendo tutto con il cellulare. In un’altra occasione, avevano legato il ragazzo con una catena al collo per poi trascinarlo per circa due chilometri lungo le strade di Mortara. Scaduti i termini della custodia, i quattro sono stati trasferiti dall’istituto minorile Beccaria a comunità protette in diverse località italiane. L’assistito del legale Flore sta affrontando "un percorso di maturazione. Il ragazzo ha preso coscienza di quanto accaduto, rispetto al periodo della detenzione all’istituto Beccaria, quando viveva la vicenda con spavalderia, pensando a una goliardata. Ora invece, si rende conto – ha spiegato l’avvocato –. I tutori che lo seguono hanno redatto una relazione, indicando che si sta comportando bene. Il percorso in comunità non è semplice, deve rispettare le regole e gli orari, non può uscire o fare ciò che vuole. Con questo sistema, ha iniziato a prendere atto della gravità dei fatti".

I bulli hanno scelto di essere giudicati con rito abbreviato, decisione presa in opposizione alla richiesta della Procura di un giudizio immediato, formula che permette di saltare la fase dell’udienza preliminare. L’udienza si terrà giovedì prossimo, potrebbe già arrivare in quell’occasione la sentenza: "Dato il positivo svolgersi del periodo in comunità, si potrebbe ipotizzare che la pena, in caso di condanna, possa essere affrontata con la messa alla prova ai servizi sociali – ha commentato Flore –. Tenerlo lontano dagli affetti, dalla famiglia, per dargli una nuova visione della vita, potrebbe essere un approccio educativo positivo, purché rimanga in comunità. Il carcere, a mio avviso, potrebbe invece essere distruttivo".