UMBERTO ZANICHELLI
Cronaca

Moreschi, blitz dopo il fallimento. Sequestrate 11.500 paia di scarpe

Calzature griffate e un migliaio di tomaie prodotte nonostante la dichiarazione di cessata attività. Erano pronte per essere trasportate all’estero e successivamente reimmesse nel mercato italiano. .

Moreschi, blitz dopo il fallimento. Sequestrate 11.500 paia di scarpe

I prodotti dovevano essere trasferiti all’estero da una logistica italiana con sede anche in Svizzera, per poi essere immessi nel circuito commerciale

Più di 11.500 paia di scarpe con la griffe di Moreschi, per decenni uno dei marchi più prestigiosi della calzatura di lusso da uomo e un vanto per la città di Vigevano, e circa 1.000 tomaie. È quanto ha posto sotto sequestro la Finanza, che ha effettuato perquisizioni in sei società dislocate in diversi punti del Paese. In cinque calzaturifici i militari delle Fiamme Gialle situati in Toscana, Emilia-Romagna, Veneto e Marche, hanno rinvenuto il materiale che era stato prodotto o era in fase di produzione nonostante la Moreschi sia stata dichiarata fallita a luglio.

Secondo le risultanze investigative, scarpe e tomaie erano pronte per essere trasportante all’estero attraverso un vettore italiano che dispone di una sede in Svizzera, per poi successivamente essere immesse in modo illegittimo nel circuito commerciale italiano. Al momento non ci sarebbero state denunce.

Proprio all’inizio della scorsa settimana sono scaduti i termini relativi all’insinuazione del fallimento della Moreschi per il quali si sono fatti avanti 270 soggetti creditori tra cui dipendenti, fornitori e proprietari dell’area di via Cararola e del relativo capannone che il fondo svizzero aveva alienato in precedenza. La storia recente della Moreschi racconta della crisi del brand italiano, con negozi monomarca in moltissime capitali mondiali: crisi che ha portato la proprietà, da sempre in mano alla famiglia Moreschi, alla cessione al fondo svizzero Hurleys che fa riferimento all’imprenditore Guido Scalfi. Lui stesso a più riprese aveva sottolineato l’intenzione di rilanciare l’azienda mantenendo l’insediamento produttivo a Vigevano.

Nel tempo però le strategie si sono profondamente modificate: la produzione è stata progressivamente decentrata e sono state avviate le procedure di licenziamento del personale. A febbraio era stato annunciato il licenziamento degli ultimi 59 operai in forza in via Cararola e la chiusura dopo l’estate di ogni attività produttiva. Attualmente l’area è chiusa. Nel frattempo era emersa un altra problematica legata alla vendita dello stabilimento, pagato dall’acquirente 15 milioni. La nuova proprietà lo aveva affittato alla Moreschi ma, secondo la sua versione, i canoni di locazione non sarebbero stati mai versati.