MANUELA MARZIANI
Cronaca

Monica Boggioni, laurea per la regina del nuoto paralimpico: “Voglio migliorare la vita delle persone”

Per campionessa paralimpica laura con 110 e lode in Biotecnologie mediche: “Vorrei fare la ricercatrice e continuare a studiare il Dna”

Laura Boggioni festeggia la laurea

Pavia – “Migliorare la vita di qualcuno”. Da bambina coltivava questo sogno Monica Boggioni, nuotatrice paralimpica che ha un palmarès di 9 medaglie d’oro, 12 d’argento e 11 di bronzo. Oggi i contorni di quel sogno si delineano. La campionessa, 24 anni, dopo aver conseguito la laurea triennale in Biotecnologie, ieri si è laureata con 110 e lode in Biotecnologie mediche. “Si è chiuso un ciclo di studi importante – ha commentato appena terminata la discussione della tesi –. Adesso mi concentrerò sull’attività sportiva per tagliare altri traguardi”.

Che impegni sportivi ti aspettano?

“A metà maggio gareggerò nella coppa del mondo a Berlino, poi ci saranno i mondiali di Manchester e nel 2024 le Paralimpiadi di Parigi”.

E dal punto di vista professionale che cosa vorrai fare?

"Mi piacerebbe continuare i miei studi sul Dna e conciliarli con il lavoro in Polizia, il corpo di cui mi onoro di fare parte come atleta. Il Dna è la base della nostra vita, finita la carriera sportiva vorrei continuare a occuparmi di genetica medica. La mia tesi era sul Dna e la sindrome di Joubert, una malattia rara. Era uno studio di Telethon. Ora mi piacerebbe continuare a frequentare il laboratorio di medicina molecolare della mia relatrice Enza Maria Valente e del correlatore Fulvio D’Abrusco. Mi piacerebbe continuare a studiare, magari anche fare la ricercatrice. Da quest’anno anche noi paratleti, una volta terminata la carriera sportiva, possiamo scegliere di rimanere nel corpo ed essere impiegati come tecnici. Quando smetterò di nuotare, deciderò che cosa fare".

L’anno scorso sei stata vittima di un furto d’identità.

"Sì, ma è stato un episodio che si è chiuso in fretta".

Tu sei affetta dalla nascita da una sofferenza cerebrale che ti ha provocato una diplegia spastica agli arti inferiori, poi in adolescenza ha interessato anche gli arti superiori, quali ostacoli hai incontrato nella tua vita?

"Da bambina non è stato facile il rapporto con i miei coetanei. Oggi, anche grazie alla mia famiglia che non mi ha mai trattato da “diversa“, vivo bene la mia disabilità. I miei genitori mi hanno sempre spronato a cercare soluzioni alternative, se non potevo raggiungere un traguardo come tutti gli altri. Oggi le difficoltà riguardano le barriere architettoniche, non quando mi guardo allo specchio e sto bene con me stessa. Io sono Monica, non la mia disabilità".

Hai partecipato alle Paralimpiadi dove alcuni atleti hanno storie molto toccanti, vi confrontate tra voi nel villaggio olimpico?

"In quelle occasioni noi siamo la normalità, i problemi li hanno gli altri".

In passato hai avuto difficoltà ad allenarti a Pavia dove non c’è una piscina coperta adatta a te, dove ti alleni adesso?

"Alla piscina comunale di via Folperti a Pavia al mattino e poi a Lodi dal lunedì al sabato per 2 ore a seduta".

Tu nuoti da sempre, l’attività sportiva ti ha aiutata?

"Moltissimo. Ho iniziato a nuotare come terapia e non ho più smesso passando all’agonismo. Sono talmente grata al nuoto che ora porto nelle scuole un progetto per la disabilità".