
La rete anti-violenza "Il trend delle aggressioni è in costante crescita"
di Manuela Marziani
L’ultima ad aver commosso l’opinione pubblica perché uccisa dal compagno al settimo mese di gravidanza è stata Giulia Tramontano, 29enne scomparsa da Senago, nel Milanese. Ma è una violenza dilagante quella che accomuna un numero sempre maggiore di donne vittime di violenza fisica, psicologica o economica. Per dare una risposta sempre più efficace in termini di prevenzione e contrasto, la Rete interistituzionale territoriale anti-violenza di Pavia, attualmente composta da 31 enti che lavorano in sinergia, si allarga all’Ordine degli psicologi e all’Istituto neurologico Mondino.
"Spesso sento parlare di emergenza per quanto riguarda la violenza alle donne – spiega la presidente della cooperativa Liberamente di Pavia, Paola Tavazza – e tutti gli interventi legislativi mettono l’accento sull’emergenza. Ma il trend delle donne che subiscono violenza è aumentato con gli anni in corrispondenza di un’evoluzione culturale e sociale". L’anno scorso il centro pavese ha accolto 397 donne e fino a giugno di quest’anno 187. Il 70% sono italiane.
"È un fenomeno che c’è sempre stato e continua a esserci – aggiunge Tavazza – e nonostante noi si tenti di portarvi l’attenzione, è difficile avvicinarsi e comprenderlo. La rete è essenziale perché possiamo confrontarci e cercare di intervenire, ma purtroppo è un fenomeno trasversale che può riguardare chiunque".
Operatori adeguatamente formati e percorsi strutturati sono le chiavi per intervenire tempestivamente. "Gli aspetti su cui la Rete deve lavorare per rendere la propria azione ancora più efficace sono molti – sostiene l’assessore alle Pari opportunità Mara Torti – In primis la diffusione della conoscenza dell’esistenza della Rete da parte dei cittadini tutti, per favorire le emersioni di situazioni di violenza ai danni di donne, specialmente in ambito familiare. Inoltre i servizi offerti dai centri anti-violenza e dalle case rifugio-strutture di ospitalità sono erogati a titolo gratuito per le donne e vengono coperti da finanziamenti esterni per lo più regionali e da oneri a carico dei Comuni. Occorre arrivare a una maggiore stabilità di accesso alle risorse a favore dei centri che, se non adeguatamente finanziati, possono vedere compromessa la loro attività".