
Alcuni dipendenti della Guala fuori dallo stabilimento di Torre d'Isola
Torre d'Isola, 11 luglio 2014 - Finito il primo turno di lavoro si sono spente le macchine e i computer. Contemporaneamente ai rappresentanti sindacali è arrivato un sms laconico: «Tutti i lavoratori saranno collocati in mobilità per cessata attività». Così da Spinetta (Alessandria), dove ha sede la casa madre della Guala Closures Group, è stato comunicato ai 135 dipendenti pavesi che qui non si produrranno più tappi in alluminio antiriempimento. «Ci hanno tolto la spina senza preavviso e fa male - ha detto Massimo Pisati della Rsu -. Soprattutto perché non c’erano avvisaglie di una crisi. A dicembre era stato lo stesso presidente del gruppo, che è anche presidente della Confindustria di Alessandria, a comunicarci che andavamo bene. Da allora ad oggi abbiamo sempre rispettato gli standard di produzione, quindi non potevamo pensare che alle 14.15 di martedì ci spegnessero le macchine». Anche perché il lavoro non manca. «Abbiamo commesse fino al 2015 - ha proseguito Pisati -. Stavamo facendo anche gli straordinari il sabato per smaltire il lavoro e non fermare le macchine». Invece adesso le macchine sono spente, gli account dei 15 impiegati chiusi e la linea internet interrotta. Una situazione che fa pensare a una voglia di smantellare Torre d’Isola per delocalizzare. Per impedirlo, da ieri i dipendenti sono in presidio permanente e continueranno a oltranza. «Ieri è arrivata una nota del gruppo - ha detto ancora il rappresentante della Rsu - dove ci spiega le ragioni della decisione. Secondo loro tagliando lo stabilimento di Torre d’Isola, il gruppo acquisterà dinamismo e una consistente somma di denaro da reinvestire in tre siti produttivi in Italia e uno in Polonia». Ai 135 dipendenti della Guala, rilevata nel 2003 dal gruppo piemontese, interessa però non perdere il proprio posto. «Quasi tutti i lavoratori hanno tra i 40 e i 50 anni - ha sottolineato il sindacalista - e ci sono anche alcune coppie di dipendenti. Persone che faticheranno a ricollocarsi perché il settore metalmeccanico nel Pavese quasi non esiste più. E poi venire a sapere così che ci vogliono tagliare, è estremamente doloroso. Noi abbiamo sempre cercato di collaborare, non abbiamo mai creato problemi al gruppo, perché non ci hanno avvisati delle intenzioni che avevano? Perché non hanno pensato di attivare gli ammortizzatori sociali?». Quesiti cui i lavoratori sperano di dare risposte nell’incontro con i vertici che avranno mercoledì.