MANUELA MARZIANI
Cronaca

Eitan portato in Israele dal nonno. I legali dei Peleg: non fu rapimento

Al tribunale del Riesame chiesta la revoca del mandato internazionale di arresto del 58enne

Eitan Biran, unico sopravvissuto allo schianto della funivia sul Mottarone, con nonno Shmu

Pavia, 18 novembre 2021 -  Non si sarebbe trattato di sequestro di persona, in quell’11 settembre quando il nonno materno di Eitan Biran, Shmuel Peleg ha prelevato il bambino e l’ha portato a Tel Aviv. Lo hanno sostenuto ieri i legali del 58enne, ossia Paolo Sevesi, Sara Carsaniga e Paolo Polizzi, davanti al tribunale del riesame di Milano al quale hanno chiesto la revoca dell’ordinanza cautelare, emessa dal gip di Pavia, che ha dato origine al mandato d’arresto internazionale a carico dell’uomo. Secondo gli avvocati che assistono la famiglia materna dell’unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone, non sarebbe un rapimento perché la zia paterna, tutrice del piccolo, non ne è l’affidataria e non ha diritti di custodia sul minore. «I fatti sono assodati, non si discute - hanno detto i legali contestando hanno contestato le accuse di sequestro di persona e sottrazione e trattenimento di minore all’estero -, ma la loro qualificazione giuridica è sbagliata". La discussione è durata una decina di minuti e i tre giudici (Gerli-Alonge-Cucciniello) si sono riservati una decisione attesa entro lunedì. Sul fronte civile, invece, i legali dei nonni materni hanno avanzato una serie di istanze in due udienze ai giudici di Pavia ponendo, tra le altre cose, la questione di un conflitto d’interessi della zia Aya tra i suoi ruoli di tutore e di richiedente l’adozione. Anche il tribunale di Pavia si è riservato, mentre per l’1 dicembre gli avvocati dei due rami familiari dovranno depositare memorie di fronte al tribunale per i minorenni di Milano per un reclamo contro la nomina della zia come tutrice (depositate anche due istanze urgenti). Nel frattempo, il bambino rimane a Tel Aviv dove vive con la zia e frequenta i nonni alla presenza degli assistenti sociali. Dopo due decisioni da parte dei giudici israeliani secondo i quali Eitan dovrebbe vivere in Italia, ieri i legali israeliani dei nonni hanno depositato un ricorso alla Corte Suprema. "Abbiamo fiducia che il bambino resti nel Paese così come volevano suoi genitori" hanno annunciato i legali israeliani. La Procura generale di Milano, nel frattempo, ha chiesto l’estradizione dei due indagati, trasmettendo gli atti al ministero della Giustizia e si è aperta la fase del dialogo tra i due Paesi.