Il litigio per l’alcol e poi l’ha uccisa: Alessio Nigro racconta il delitto

Pavia, interrogato l’uomo arrestato per l’omicidio di Lidia Peschechera. "Sono pentito di quello che ho fatto"

Il corpo della donna viene portato via dall'abitazione

Il corpo della donna viene portato via dall'abitazione

Pavia, 21 febbraio 2021 - Il litigio per l’alcol e per alcuni messaggi sui social, culminato nello strangolamento. E poi altre bottiglie svuotate, lunghe dormite, il pensiero di uccidersi e quei tre giorni passati nella casa del delitto a chiedersi in che modo. Alessio Nigro, 28 anni, che già aveva ammesso agli inquirenti la responsabilità dell’omicidio della convivente Lidia Peschechera, 49 anni, ieri mattina durante l’interrogatorio con il Gip di Pavia Pasquale Villani ha raccontato i dettagli di quanto accaduto il 12 febbraio: il giorno in cui l’ha strappata alla vita nella casa di via Depretis a Pavia dove lei l’aveva accolto.

Un lungo resoconto durante il quale Nigro, talvolta scosso da tremori, si è detto fortemente pentito di quello che ha fatto. L’indagato ha raccontato che proprio nella data dell’omicidio aveva appuntamento al Serd di Treviglio per l’inizio di una nuova cura contro la dipendenza dall’alcol, ma durante il viaggio in treno aveva bevuto e si era addormentato, con il risultato di risvegliarsi a Brescia. Aveva quindi chiamato Lidia, con la quale era sorto un litigio a causa dell’accaduto. Nigro ha spiegato di aver continuato a bere fino al rientro a casa a Pavia dove, una volta incontrata Lidia Peschechera, era ricominciato il diverbio. L’indagato ha affermato che le motivazioni dell’alterco sono riconducibili all’alcol e ad alcuni messaggi che lui avrebbe ricevuto sui social da parte di donne e di cui lei si sarebbe accorta. La lite si sarebbe fatta sempre più accesa finché, secondo le parole dell’indagato, Lidia lo avrebbe invitato ad andarsene di casa. La situazione è degenerata, Nigro ha raccontato che c’è stata una colluttazione e lui ha strangolato Lidia. Poi, ha bevuto e si è addormentato.

Ha raccontato al giudice che lì per lì non si era reso subito conto di aver ucciso la donna ma di averlo capito solo l’indomani quando era entrato in bagno e aveva visto il corpo. Ha spiegato di aver pensato di togliersi la vita, per tre giorni è rimasto nell’appartamento e ha mandato messaggi con il telefono di lei per prendere tempo e valutare in che modo farlo. Ma poi ha desistito e ha lasciato l’abitazione, finché il 17 febbraio è stato trovato dai carabinieri e fermato. Ora è in carcere. Nel suo iter giudiziario è assistito dall’avvocato Giovanni Caly: "Non è un soggetto criminale avvezzo al mondo delinquenziale - spiega il legale, in quanto Nigro è incensurato -. È necessario verificare la capacità di intendere e di volere di questa persona al momento dell’episodio, con molta probabilità chiederemo una perizia".