
Disavanzo di 110mila euro L’Sos della Croce Rossa "Aiutateci o chiudiamo"
di Umberto Zanichelli
I conti non quadrano da almeno un triennio e la perdita complessiva si aggira intorno ai 110 mila euro. Un dato che rischia di mettere in serio pericolo l’attività della Croce Rossa di Mortara. Per questo il presidente del comitato della Cri della cittadina lomellina ha deciso di uscire allo scoperto e lanciare un appeno. "Non possiamo più andare avanti così – dice Umberto Fosterni – e se non dovessero arrivare aiuti consistenti potrebbero essere a rischio i pagamenti dei dipendenti". La Croce Rossa di Mortara ne ha dodici. Intervenire su questo fronte non è affatto semplice. Un primo passo potrebbe essere quello di un impegno da parte del Comune, delle aziende locali e della cittadinanza che è invitata a sottoscrivere la tessera annuale al costo di 20 euro. In effetti la Croce Rossa mortarese nel suo patrimonio vanta anche alcuni immobili che sono gestiti direttamente dalla sede centrale di Roma che le ha messe all’asta ma sino a questo momento non è riuscito ad alienarle. "E’ importante che tutte le componenti della città comprendano la situazione – aggiunge Fosterni – e si agisca di conseguenza". Tre bilanci consecutivi con in rosso, l’ultimo approvato una decina di giorni fa, hanno certificato la situazione critica. Lo scorso anno la Cri di Mortara ha effettuato 7.730 servizi con l’unità mobile di soccorso, servizi per il 118, quelli con le auto e 3.043 quest’anno. Tra le cause che hanno portato al problema contabile hanno influito la perdita dei trasporti secondari di Asst, a seguire il Covid ha avuto un impatto importante perché il comitato mortarese ha dovuto spendere 92mila euro per l’acquisto di presidi come tute, mascherine e calzari. C’è poi il problema legato alla diminuzione dei volontari attivi e del fatto che il servizio Areu 118 rimborsa solo una parte delle spese riguardanti i dipendenti. Il passivo registrato, solo per l’anno scorso, è stato di 31mila euro. "Chiediamo che la città ci aiuti – conclude Fosterni – perché è interesse di tutti, Comune, istituzione, aziende e cittadini che il servizio resti attivo. Anche perché ci sono attività che devono essere svolte comunque e il rischio è che chi se ne occuperà le possa offrire a costi più alti e con una tempistica diversa. E non dimentichiamoci l’attività di distribuzione di viveri a oltre 650 persone che ne hanno bisogno".