Cumulo pene sopra i tre anni: "No alla messa in prova"

Il sindacalista Gianfranco Bignamini, agli arresti domiciliari dopo oltre cento giorni di carcere, non potrà beneficiare al momento della messa in prova con lavori socialmente utili. Il giudice ha respinto la richiesta di cumulo giuridico dei reati, ma Bignamini continua a difendere i lavoratori.

Le pene cumulate rimangono sopra i tre anni e dunque, almeno per il momento, per il sindacalista Gianfranco Bignamini (nella foto) non potrà essere applicata la messa in prova con la possibilità dei lavori socialmente utili: ieri il giudice ha respinto l’istanza dell’avvocato Stefania Bravi che chiedeva la continuazione per un ulteriore anno di un reato passato in giudicato, per ottenere il cumulo giuridico dei reati e puntare allo sconto di pena immediato. Da giovedì Bignamini è agli arresti domiciliari, dopo essersi fatto oltre cento giorni di carcere a Piacenza, dove è stato tradotto il 26 gennaio per reati di diffamazione e resistenza a pubblico ufficiale accumulati negli anni e passati in giudicato. Per la pena alternativa dei lavori socialmente utili occorrerà solo tempo e buona condotta: quando il cumulo sarà sotto i tre anni di reclusione, allora si potrà inoltrare al Tribunale di sorveglianza una richiesta per scontare la pena in altro modo. Bignamini, 70 anni, una vita da barricadero a difendere i lavoratori, con diversi eccessi dialettici, è tornato a fare quello che faceva prima, il sindacalista: il giudice ha deciso che, ai domiciliari, ha la possibilità di uscire dalle 9 aalle 12 e dalle 15 alle 18.

"In questi oltre cento giorni di carcere ho continuato a fare quello che ho sempre fatto all’esterno: prendere le difese dei lavoratori e delle persone". Il 70enne era finito in galera, prelevato nella sede del sindacato Fisi di via Pascoli dai carabinieri e portato all’istituto penitenziario di Piacenza. Tutte condanne per episodi legati alla sua attività sindacale. Bignamini è invalido al cento per cento. "È stata dura. Alla fine ho perso 18 chili di peso in cella, ma sono già di nuovo dietro la mia scrivania nella sede del sindacato. Si va avanti". M.B.