
Pavia, 24 gennaio 2023 - Una luce nuova che valorizza gli affreschi e le bellezze della cripta di San Giovanni Domnarum, una delle chiese più antiche della città. Un intervento meritorio, se non fosse che qualcuno ha pensato bene di ironizzare e, volendo forse rendersi simpatico, ha inanellato una serie di inesattezze storiche. Sono tutte racchiuse in un cartello posto all’ingresso del gioiellino dell’XI secolo sul quale si legge: “Attenzione, i gradini sono vecchi di secoli, se cadi si possono rovinare. Usa il corrimano e sta molto attento”.
"L’avvertenza di tenere bassa la testa e fare attenzione ai gradini è una necessaria e opportuna norma di sicurezza - ha detto Alberto Arecchi, architetto appassionato di storia che attraverso l’associazione Liutprand studia, diffonde e promuove la conoscenza della storia, la cultura e le tradizioni di Pavia, antica capitale dei Longobardi e del Regno Italico - e come tale mal si concilia con il tono scherzoso della nota indicata nel cartello. Non è bello scherzare su queste cose. E bisogna stare attenti a non battere la testa, più che a non rompere i gradini. Inoltre, quei gradini hanno poco più di 100 anni essendo stati costruiti e neppure troppo bene, dopo la riapertura della cripta, avvenuta nel 1914".
Ma non è questo l’unico errore. Il più grave si trova più avanti nel cartello che attribuisce la cripta alla regina Teodolina. "1500 anni meritano rispetto e cura - recita ancora il cartello -. Oggi questa cripta è anche tua, se vuoi che sia dei tuoi figli e dei tuoi nipoti, la responsabilità è tua". Raccomandazione condivisibile, peccato che 1500 anni fa a Pavia regnassero i Goti, non i longobardi.
"La prima costruzione di San Giovanni Domnarum fu voluta dalla regine Gundiperga o Gundeberga che regnò sui Longobardi dal 625 al 652, quando Teodolinda era morta da qualche tempo - ha aggiunto Arecchi -. E comunque, di quell’edificio pare che nulla sia rimasto. L’attuale cripta fa parte dell’edificio sacro ricostruito verso il 1030 da Rinaldo o Rainaldo (vescovo di Pavia dal 1008 al 1046). Tutto ciò è stato ampiamente studiato e pubblicato in riviste e libri accessibili anche al grande pubblico. Purtroppo è una consuetudine inventare leggende non aderenti neppure a un minimo grado di attendibilità, per cui sarebbe opportuno controllare meglio i cartelli e gli avvisi e le note apposti negli edifici monumentali, e in particolare negli edifici sacri di importanza storica".