Coronavirus, seconda ondata: il San Matteo fa scorta di plasma immune

"Abbiamo ricominciato a chiamare i pazienti convalescenti per chiedere loro se intendono effettuare una donazione"

Le sacche di plasma

Le sacche di plasma

Pavia, 7 ottobre 2020 - «Abbiamo ricominciato a chiamare i pazienti convalescenti per chiedere loro se intendono effettuare una donazione di plasma". Cesare Perotti (nella foto) , responsabile del servizio di immunoematologia e medicina trasfusionale dell’ospedale San Matteo di Pavia, che ha adottato la plasmaterapia per la cura di coloro che si sono infettati di Covid-19 ammette che, dopo i primi mesi in cui molti si facevamo avanti per donare, ora l’attenzione è calata e stanno diminuendo le scorte che il Policlinico aveva messo da parte in previsione di una possibile seconda ondata della pandemia.

«È calato il numero di convalescenti disponibili – ha aggiunto Perotti – adesso avremo uno o due donatori a settimana". Eppure il protocollo previsto per la plasmaterapia predisposto insieme ad Ats è ormai rodato e la donazione richiede poco tempo: circa mezz’ora. "Con il mio plasma – ha sottolineato Pietro Castellese al termine della sua donazione – potrò salvare due vite". Sono già tanti i pazienti che hanno potuto usufruire di questa possibilità in Italia grazie all’attività promossa dall’ospedale di Pavia.

«Siamo solidali – ha detto ancora il professor Perotti – quando altre strutture ci chiedono aiuto, mettiamo immediatamente a disposizione il “nostro“ plasma. Soltanto negli ultimi 15 giorni abbiamo usato 10-12 sacche di plasma. Sette sono andate ai malati ricoverati al San Matteo, le altre in giro per l’Italia. E adesso, attraverso una scheda che ci viene restituita, stiamo studiando gli effetti di 100 plasmi che abbiamo distribuiti". Plasma iperimmune e non solo: "Anche i plasmi meno potenti – ha rimarcato Perotti – sembra abbiano dato buoni risultati".