
La Certosa di Pavia - Pavia
Certosa di Pavia (Pavia), 23 giugno 2018 - «L’Hotel è lontano da ogni tipo di odio antisemita che non ci appartiene nel modo più assoluto». Gli albergatori di Certosa di cui si parla dopo una recensione negativa ricevuta, cercano di sgombrare il campo da ogni sospetto di odio razziale. La vicenda è legata al soggiorno di una coppia israeliana, che è stata a Certosa insieme ad amici. Avendo prenotato l’hotel attraverso il sito Booking, come sempre accade, al rientro è stato chiesto loro di valutare il soggiorno. «Stavo guidando e, per sbaglio, ho dato all’hotel 5 stelle su10 - ha raccontato Bella Nudelman al giornale israeliano “ Yediot Ahronot” che è stata ospite con il marito Boris -. L’hotel è stato davvero bello e ci è piaciuto molto».
Poco dopo, però, dall’albergo è arrivata la risposta che ha lasciato impietrita la coppia: «Voi ebrei non siete mai contenti. Non lamentatevi allora se in Europa stanno tornando i nazisti e i fascisti. La ragione esiste: voi». «Comprendiamo appieno l’astio che sta emergendo - hanno scritto gli albergatori dell’hotel - e chiediamo scusa a tutto il popolo di Israele per le parole sconvenienti che vanno contro ogni valore umano. Appena siamo venuti a conoscenza del messaggio inviato dalla persona che lavorava con noi occasionalmente e non faceva parte del nostro staff abituale, l’abbiamo allontanata dalla struttura. Abbiamo inoltre contattato la cliente invitandola di nuovo a soggiornare da noi a spese nostre».
Booking dal canto suo, ha chiuso l’accesso all’hotel, ma la vicenda ha lasciato sconcertato anche il sindaco di Certosa, Marcello Infurna: «La nostra è una città accogliente e antifascista. Credo si sia trattato di un singolo episodio, spiace che abbia coinvolto uno degli alberghi di maggior lustro e ricettività della provincia, molto apprezzato da tutti. Accogliamo 130mila visitatori l’anno, spero che i turisti israeliani possano tornare da noi. Quanto accaduto non è una bella pagina, non può essere etichettato come un “peccato di gioventù”, ma teniamo molto alla nostra capacità di accoglienza».