PIERANGELA RAVIZZA
Cronaca

L’ex Vinal col suo carico fa paura: intesa (senza fondi) sulla bonifica

Lo stabilimento ex Vinal di Santa Giuletta è chiuso dal 2006

Controlli all'ex Vinal

Santa Giuletta (Pavia), 1 agosto 2017 - Il protocollo siglato da più comuni della zona, c’è, ma del piano per intervenire e soprattutto le risorse per farlo neanche l’ombra. Lo stabilimento ex Vinal di Santa Giuletta, chiuso dal 2006, resta lì, a due passi dal centro paese e attiguo alla stazione ferroviaria ed alla linea Torino-Piacenza, più o meno intatto, con un «carico» inquinante da paura costituito, per citare solo alcuni punti, da 15mila metri quadrati di amianto, mille ettolitri di olio combustibile, 300 di acido solforico e 1300 di oli esausti. A sorvegliarlo è rimasto l’ultimo operaio ancora in forza all’azienda seguita da un curatore fallimentare nominato dal Tribunale di Nocera Inferiore. Si prodiga, ma più di tanto non può fare. In 11 anni in questa area, fra silos arrugginiti, lamiere e pezzi di coperture in amianto staccate dal tetto che in caso di vento forte, potrebbero cadere chissà dove e rubinetti che, chiunque, aprendoli, potrebbe provocare una catastrofe ambientale, sono stati denunciati qualcosa come 127 furti o tentati furti, più o meno uno al mese. Adesso sono in calo perché, in fondo, da rubare non c’è più nulla o quasi. Per sollecitare una bonifica o comunque una soluzione, il sindaco di Santa Giuletta, Simona Dacarro ha proposto un protocollo che ha avuto l’ok di tutti i comuni vicini. In quanto ai fondi necessari per bonificare l’area (si dice 5 milioni di euro) nonostante ci sia stata anche una visita della commissione parlamentare sulle ecomafie, per ora siamo, come ribadito da più parti, istituzioni e associazioni, a «zero».

L’area è privata e sotto sequestro dopo un fallimento. Già questo sarebbe un motivo ostativo per un intervento pubblico: «andrebbe a favorire una struttura che è ancora privata» è l’osservazione prevalente. La classificazione, per ora, è sito di interesse regionale cioè, nella classifica delle aree inquinate, sta un gradino sotto ai siti di interesse nazionale come nel caso dell’ex Fibronit di Broni dove i fondi stanziati e già disponibili sono prevalentemente del Governo. L’iter, già complesso per sua natura, potrebbe sbloccarsi solo se si definisse lo status, dal punto di vista giuridico e della proprietà, dell’area che, una volta ospitava una delle aziende più grandi dell’Oltrepo. E non mancherebbero neppure alcune proposte di acquisto finalizzate ad una riconversione dell’area per altri scopi.