
Spesso sono gli operatori sanitari i primi a entrare in contatto con le donne vittime di violenza perché entrano nelle loro case o perché le donne accedono ai servizi. Per questo “Si cambia strada“, come recita il nome del progetto promosso dal Centro antiviolenza Liberamente, con il Comune e Finisterrae per contrastare la violenza di genere.
Due le principali direttrici: l’accoglienza delle donne migranti e il potenziamento della collaborazione tra centro antiviolenza e presidi sanitari. Sono infatti circa 400 le donne che ogni anno chiedono aiuto, un numero che la pandemia ha fatto salire. Ma altrettante, per mancanza di informazioni o per paura, non riescono a farlo. Però è possibile che passino dal pronto soccorso o dagli altri servizi sanitari.
Non a caso Maugeri, Mondino e 118 sono stati coinvolti nel progetto e seguiranno corsi di formazioni specifici per imparare a riconoscere le varie situazioni e ad aiutare le donne. "Si sta facendo un lavoro di rete" ha detto l’assessore alle Pari opportunità Barbara Longo (nella foto).
Il progetto prevede progetti di reinserimento culturale e lavorativo per le donne straniere vittime di violenza. "Faremo formazione agli operatori sanitari perché siano più attenti nella presa in carico delle donne e in vista della loro autodeterminazione" ha sottolineato Paola Tavazza di Liberamente. È previsto anche il potenziamento del servizio di reperibilità H24, gruppi terapeutici e consulenze legali gratuite. Manuela Marziani