
I carabinieri sono arrivati all'arresto grazie agli esami sul dna
Zerbolò (Pavia), 12 agosto 2020 - Si erano conosciuti in una discoteca pavese. Andrea Casarin, 43enne arrestato per l’omicidio di Altagracia Corcino Gil, 33enne dominicana uccisa il 27 giugno 2006 nell’appartamento dove si prostituiva in via Parma ad Alessandria, all’epoca abitava nella stessa città piemontese. Solo da pochi anni si è infatti trasferito alla frazione Parasacco di Zerbolò, dove lunedì i carabinieri hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare, portandolo in carcere ad Alessandria.
La vittima aveva invece cambiato domicilio da pochi mesi e prima viveva a Pavia, in via Talini a Mirabello. E la conoscenza tra la donna e l’accusato dell’omicidio risale al periodo in cui la 33enne abitava a Pavia e frequentava i locali del Pavese. Ieri Andrea Casarin ha ricevuto la visita in carcere dell’avvocato Alexia Cellerino, che ha poi riferito che il suo assistito si dichiara innocente e conta di poter chiarire la sua posizione nell’interrogatorio di garanzia, fissato per domani.
Nella ricostruzione del delitto, agli inquirenti mancherebbe il movente. C’era una relazione tra la vittima e l’arrestato? "Definirla relazione forse è un po’ troppo - risponde l’avvocato Cellerino - mi risulta che l’avesse conosciuta a Pavia in una discoteca e poi l’aveva vista quattro volte". Nel 2006 Andrea Casarin aveva 29 anni e non aveva nessun precedente penale, motivo per il quale né le sue impronte digitali, né tantomeno il suo Dna erano presenti nelle banche dati delle forze dell’ordine.
Impronte e Dna repertati sulla scena del crimine, per gli inquirenti attribuibili all’omicida, sono rimasti di soggetto ignoto fino allo scorso giugno, quando il nome di Andrea Casarin è emerso a seguito di una verifica, peraltro legata a tutt’altra pista. I carabinieri di Alessandria avevano infatti avuto dei sospetti su un rapinatore seriale di prostitute, arrestato a giugno, con l’ipotesi che si potesse trattare dell’autore dell’omicidio rimasto irrisolto per 14 anni.
L’esito di quella verifica aveva avuto esito negativo, ma con la nuova ricerca è stata trovata la corrispondenza con le impronte digitali di Andrea Casarin, schedato nel 2013 per un arresto per droga. Riaperte le indagini sul “cold case“, i carabinieri hanno ottenuto il Dna del sospettato da un mozzicone di sigaretta e la duplice corrispondenza ha fatto scattare la custodia cautelare. Ma i contorni della vicenda restano ancora da chiarire.