NICOLETTA PISANU
Cronaca

Il caso Adriatici: per il giudice la morte di El Boussettaoui “fu omicidio, non difesa”. E il pm rinuncia all’incarico

Il giudice chiede di riformulare l’imputazione, il titolare del fascicolo non ci sta. Tocca a procuratore capo e aggiunto. La famiglia di Youns: altri accertamenti

Massimo Adriatici, al centro, all'uscita dal tribunale di Pavia

Massimo Adriatici, al centro, all'uscita dal tribunale di Pavia

Pavia – Cambia il capo d’imputazione, cambia anche il pm titolare dell’indagine a carico di Massimo Adriatici, 50enne ex assessore leghista del Comune di Voghera che il 20 luglio 2021 aveva ferito mortalmente con un colpo di pistola il trentanovenne Youns El Boussettaoui. Mercoledì la giudice del tribunale di Pavia Valentina Nevoso ha ordinato la modifica del capo d’imputazione da eccesso colposo di legittima difesa a omicidio doloso (“quantomeno con dolo eventuale”), ritenendo “che il fatto sia diverso da come descritto nel decreto che ha disposto il giudizio immediato”. E il pubblico ministero Roberto Valli ha espresso la volontà di non occuparsi del nuovo fascicolo. Ora sarà il procuratore della Repubblica di Pavia Fabio Napoleone, insieme al procuratore aggiunto Stefano Civardi, a gestire il nuovo procedimento.

Youns El Boussettaoui
Youns El Boussettaoui

Il cambiamento del titolare dell’indagine è stato comunicato in una nota dalla Procura: “Preso atto della volontà espressa dal dottor Valli di non volere esserne titolare, si è determinato in coerenza con il modello organizzativo vigente dell’Ufficio del pm di Pavia a disporre l’assegnazione” al procuratore e all’aggiunto.

Ora, dunque, si ricomincia. Il pm riscriverà il capo d’imputazione tenendo conto dell’ordinanza del giudice, dunque formulando l’accusa di omicidio doloso, dopodiché potrebbe esercitare l’azione penale chiedendo il rinvio a giudizio (ma potrebbe anche richiedere l’archiviazione). Le mosse successive della difesa potranno essere valutate solo in seguito.

Adriatici in primo grado non aveva chiesto riti alternativi, approdando in dibattimento, ma gli elementi attuali non gli precluderebbero, eventualmente, decisioni diverse da quelle prese al primo procedimento. Inoltre, ipotizzando scenari futuri, non è escluso anche che dagli approfondimenti della Procura possano nascere eventuali nuovi filoni d’inchiesta. Per esempio nella sua ordinanza la giudice Nevoso in un passaggio sottolinea che alcuni operatori di polizia giudiziaria avevano una conoscenza pregressa di Adriatici, una situazione che la giudice definisce meritevole “di specifici accertamenti finalizzati a verificare quale sia stato l’effettivo condizionamento dei risultati di indagine”.

I legali di parte civile chiederanno invece di approfondire il tema dei proiettili usati da Adriatici: “L’ordinanza della giudice ricalca tutto ciò che abbiamo detto sin dall’inizio – commenta l’avvocato Marco Romagnoli, che assiste i familiari di El Boussettaoui -. Ora solleciteremo la Procura affinché attenzioni la questione del munizionamento, perché gli accertamenti svolti fino adesso non mi convincono”.

Il reato di omicidio in caso di condanna prevede come pena minima la reclusione non inferiore a 21 anni, che però in caso di rito abbreviato e attenuanti può essere ridotta, mentre in base a quanto previsto dalla legge per l’eccesso colposo di legittima difesa il pm aveva chiesto la condanna a tre anni e sei mesi.