Pellegrino, il mister scomodo: “Molte pressioni, ma non ascoltavo: a fine stagione mi hanno cacciato"

L’allenatore brianzolo racconta la sua esperienza alla guida della Primavera del Pontedera

Sergio Pellegrino, 33 anni, allenatore brianzolo con numerose esperienze in Italia e in Spagna

Sergio Pellegrino, 33 anni, allenatore brianzolo con numerose esperienze in Italia e in Spagna

Monza – Una laurea magistrale in Scienze dell’Economia e della Gestione Aziendale ma pure una sfrenata passione per il calcio. Con il desiderio di affrontare sempre nuove sfide, passando dai “pulcini“ di una piccola società di Parma alle esperienze in Spagna durante le quali, in un lustro, ha avuto modo di confrontarsi con le squadre giovanili del Barcellona dove sbocciavano i vari Gavi e Ansu Fati.

Ha solo 33 anni Sergio Pellegrino, giovane allenatore monzese di origini siciliane, ma il curriculum è importante. L’ultima agrodolce avventura in ordine di tempo è stata un anno fa proprio nel settore giovanile del Pontedera dove fu chiamato a stagione in corso per sostituire Massimiliano Muraglia: "Presi in mano la squadra in un momento difficile, motivai i ragazzi con la cultura del lavoro e i risultati positivi arrivarono. Alla fine del girone d’andata eravamo ultimi con 4 punti, chiudemmo il campionato al nono posto con 4 vittorie nelle ultime 5 partite. E poi quegli ottavi di finale conquistati al Torneo di Viareggio con una “rosa“ di 30 ragazzi, qualcosa di storico".

Avrebbero dovuto farle un monumento e invece dopo cinque mesi splendidi lei al termine del campionato venne allontanato... Colpa del “sistema Branca“ venuto a galla di recente?

"La risposta è facile: diciamo che non c’erano le condizioni da parte mia per andare avanti. Si cercava di lavorare in un modo che non condividevo".

Lei in quei mesi aveva sempre agito di testa sua, immagino. Ma le venivano fatte pressioni su chi mettere in campo?

"Si, però cercavo però di non ascoltare e alla fine decidevo a testa mia. Pressioni sulla juniores esistevano di sicuro, quel personaggio aveva influenza totale. Sulla Primavera meno. Io dicevo una cosa e la portavo avanti, ma il tentativo di interferire c’era"

Altrimenti non l’avrebbero esonerata...

"Io ho un profilo diverso, con quel personaggio non c’entravo nulla e lui stesso lo sapeva. Da una parte il mio profilo, quello di un allenatore che aveva lavorato in Spagna cinque anni ad alto livello, dall’altra una persona completamente diversa".

Lei sapeva che qualche giocatore del vivaio aveva ceduto alle richieste pagando grazie all’aiuto delle famiglie?

"Stupido non sono, ma facevo il mio. Qualche ragazzo mi aveva scritto dicendo che era stata una perdita di tempo: “per la mia famiglia è stato un costo”. E mi raccontavano le loro dinamiche e ciò che avevano subìto. Però mi lasci aggiungere una cosa..."

Certo, dica pure...

"Io ho ricevuto tanto affetto dall’ambiente del Pontedera. Pensi che al torneo di Viareggio c’era una troupe locale che riprese l’evento e dopo una partita con la Fiorentina ricevetti l’abbraccio del cameraman che mi disse “mister, sei proprio forte”. Queste sono cose che restano, così come i messaggi dei miei ragazzi quando sono andato via. Della società non posso che parlarne e mi è dispiaciuto non salutare chi mi aveva accolto benissimo".

Quel che ha vissuto lei è un malcostume diffuso in certe categorie, e soprattutto nei settori giovanili..

"Purtroppo parecchie realtà hanno problemi di questo tipo. E’ una questione di sistema. Non è normale che una società professionistica consenta questo, non è possibile che alcune persone continuino a lavorare in questi ambiti. In Spagna mai ho visto certe cose. Purtroppo da noi non tutti comprendono le potenzialità che possono avere dei vivai".

Quando è uscita la notizia della squalifica di Branca, che reazione ha avuto?

"Ho letto il comunicato... Ma 6 mesi di inibizione che sono? Cosa abbiamo concluso? Servirebbe altro per eliminare certe dinamiche..."