
Giovanni Caimi (nella foto), presidente uscente della sede di Monza di Assolombarda
Monza – “L’imprenditore deve avere il coraggio di guardare fuori dal cancello della propria fabbrica”. Con queste parole Giovanni Caimi (nella foto), presidente uscente della sede di Monza di Assolombarda dopo 4 anni di mandato, nelle scorse settimane spiegava i motivi che hanno ispirato il progetto Brianza 2050 e l’agenda strategica proposta dagli imprenditori al territorio. Il 6 maggio ci sarà il cambio della guardia.
Presidente, il messaggio è chiaro. Cosa lascia al suo successore?
“Lascio un’eredità che, se il mio successore vorrà raccogliere, sarà di continuare il percorso Brianza 2050. Il nostro gruppo di lavoro ha individuato quattro priorità e indicazioni di percorso che considera prioritarie per la Brianza dei prossimi anni. La Brianza oggi è un territorio virtuoso che però rischia di perdere il passo se non si guarda al futuro. Bisogna fare in modo che la Brianza continui a restare come è adesso, un territorio virtuoso dove godiamo ancora di una pace sociale che ci permette di essere quelli che siamo. Bisogna guardare fuori per rendersi conto dei benefici che le nostre imprese traggono da un territorio come il nostro, perché solo qui abbiamo quel consenso che permette alle nostre aziende di lavorare bene”.
Quali sono le carenze e le priorità?
“Traiamo la nostra forza dal territorio ed è giusto quindi che le aziende guardino al benessere del territorio. Le sfide dei prossimi anni sono importanti ed occorre prendere atto di alcune situazioni”.
Per esempio il problema delle competenze.
“Come imprenditori ci siamo mossi creando Robolab, il nostro liceo Steam, l’impegno sugli Its, ma occorre costruire una filiera formativa con le istituzioni e con le scuole e le academy aziendali”.
E poi?
“Abbiamo il problema abitativo e del welfare sociale, con una popolazione che invecchia. E poi occorre investire anche sulla mobilità corta, fra paese e paese e fra luoghi abitativi e luoghi di produzione, che sono fuori dai paesi. E ancora, renderci conto del patrimonio artistico e culturale della Brianza, alla quale si pensa sempre solo come a un luogo produttivo triste e uggioso. In realtà Parco, Autodromo e Villa Reale avrebbero bisogno di una governance con la possibilità di essere più incisiva, sfruttando al meglio ciò che abbiamo”.
Un tema strategico è quello delle infrastrutture, da dove partire?
“In un territorio così sviluppato e antropizzato le infrastrutture sono fondamentali. Se voglio fare esportazione ma non riesco a fare uscire il camion dai cancelli della mia fabbrica, dove vado? Pedemontana, ferrovie, metrotranvie sono fondamentali. Come la metropolitana, che non serve solo a portare i monzesi a Milano. Permette anche ai milanesi di venire a Monza non solo per fare il picnic, ma per lavorare nelle nostre aziende. Occorre far diventare la Brianza attrattiva anche per tutti quei giovani che hanno maturato esperienze lavorative all’estero”.
Come muoversi?
“L’idea è quella di una cabina di regia dove si possano incontrare le aziende, le istituzioni e tutti gli attori che influenzano questo territorio per cercare una soluzione. Gli industriali non vogliono sostituirsi alla politica, ma fare la loro parte per cercare di migliorare questa provincia, perché tutti ne possano usufruire”.
Veniamo al ruolo delle istituzioni, dalla provincia che c’è alla Camera di commercio che non c’è più e che spesso viene rivendicata. Cosa ne pensa?
“Sulla Camera di commercio sono state fatte delle scelte da cui ritengo sia impossibile tornare indietro. Quanto alla provincia, gli imprenditori hanno sempre avuto l’idea di valorizzare il territorio, prima con l’indipendenza istituzionale e oggi cercando di mantenere questo ruolo del territorio”.
Come si affronta la crisi?
“Siamo una realtà manifatturiera, abbiamo aziende e maestranze in grado di produrre le cose. Molti Paesi d’Europa hanno abbandonato il manufatturiero, noi abbiamo la capacità di produrre cose belle che piacciono al mondo, questo ci salverà”.
La Brianza ha una spiccata vocazione all’export. Come sopravvivere ai dazi?
“Per alcuni mercati che si chiudono ce ne sono altri che si aprono. L’importante è lavorare bene, con prodotti di qualità che siano anche belli”.
Cosa fa un presidente quando scade il mandato?
“Si riposa facendo l’imprenditore. Torno in azienda (alla Caimi Brevetti, ndr) per farmi spiegare cosa è successo in questi quattro anni in cui l’ho trascurata un po’, ma ho potuto farlo grazie al supporto della mia famiglia. Rientro contento perché porto un’esperienza che pochi possono fare”.