Alcatel: soldi pubblici, tagli privati. Il futuro dell’azienda ora è un rebus

Interrogazione contro la ritrutturazione annunciata di ANTONIO CACCAMO

Un presidio di protesta dei lavoratori (Radaelli)

Un presidio di protesta dei lavoratori (Radaelli)

Vimercate (Monza e Brianza), 16 maggio 2016 - È possibile che un’azienda tagli i posti di lavoro dopo avere ottenuto un contributo pubblico di 1,6 milioni dallo Stato e dalla Regione Lombardia? Le due cose non fanno a pugni? È il quesito che hanno posto i sindacati al Governo. E nutre dubbi anche il capogruppo regionale del Pd, Enrico Brambilla, che ha presentato una interrogazione alla Commissione Attività produttive. A far discutere è l’accordo sulla competitività stipulato dalla Regione con l’Alcatel Lucent, la multinazionale di telecomunicazioni assorbita a gennaio dalla finlandese Nokia.

Solo che pochi mesi dopo è stato presentato un piano di ristrutturazione che in Italia comporterà 219 esuberi su 1.480 dipendenti, 850 occupati a Vimercate in quello che fino a 4 mesi fa era il quartiere generale dell’Alcatel Lucent. A livello europeo gli esuberi sono quasi 4.000 su circa 34.000 dipendenti. I termini della questione li ha fissati l’esponente democratico nella sua interrogazione: «L’accordo di competitività ha come finalità il mantenimento di Alcatel-Lucent a Vimercate attraverso la creazione di un centro di sviluppo e ricerca per un nuovo prodotto tecnologicamente avanzato, ma anche di favorire il mantenimento e lo sviluppo dei livelli occupazionali. Invece ci troviamo in presenza di un tavolo di crisi e all’annuncio di nuovi esuberi».

Tagli che Nokia ha confermato nell’ultimo incontro al Mise, il Ministero dello Sviluppo Economico. I manager italiani hanno esposto per sommi capi la nuova organizzazione aziendale, prefigurando uno scenario tutt’altro che ottimistico: il mercato mondiale delle telecomunicazioni sarebbe in calo del 4%; la quota di mercato di Nokia in Europa, dove l’azienda punta a essere il leader, non è soddisfacente. «Per quanto riguarda la presenza in Italia – racconta Umberto Cignoli, delegato sindacale nella Rsu - la direzione si è limitata a ribadire la conferma delle attività di Ricerca e Sviluppo nelle trasmissioni ottiche e nei ponti radio. Inoltre ha confermato la chiusura della sede di Cassina de’ Pecchi con il trasferimento degli addetti a Vimercate». Vista la situazione, i sindacati, Fim, Fiom e Uil per i metalmeccanici e Fistel, Slc e Uilcom per le telecomunicazioni, hanno sollecitato il Governo a muoversi per far modificare un piano di tagli «che va ben oltre le sovrapposizioni tra le due società» e chiarire «la contraddizione tra finanziamenti pubblici, erogati sia dal Governo centrale che dalla Regione Lombardia, e i continui tagli occupazionali».

Dall'azienda si aspettano piano industriale dettagliato sulle prospettive di Nokia in Italia «prima di qualsiasi discussione su eventuali esuberi, al momento tutti da dimostrare, e che, stando ai documenti presentati a Helsinki, deriverebbero in buona misura dalla volontà di delocalizzare numerose attività in paesi a basso costo», dice Cignoli. Un nuovo incontro è stato fissato al Mise per il 23 maggio.

antonio.caccamo@ilgiorno.net