Vent’anni, 13 sgomberi. Il Boccaccio non molla. La stagione calda partita da un nubifragio

Dall’esordio all’ex Macello degli studenti del classico Zucchi alla lunga stagione al campo sportivo Verga di via Rosmini.

Vent’anni, 13 sgomberi. Il Boccaccio non molla. La stagione calda partita da un nubifragio

Vent’anni, 13 sgomberi. Il Boccaccio non molla. La stagione calda partita da un nubifragio

Dodici occupazioni (anzi, tredici) in vent’anni, e altrettanti sgomberi.

Inizia tutto il 12 luglio di 20 anni fa. Un gruppo di ragazzi, fra loro anche ex studenti del liceo classico Zucchi, prende possesso dell’ex Macello in via Procaccini. “Occupare non è un reato ma l’esigenza di chi non ha un’alternativa”: scrivono su un volantino. Dura poco. Trattandosi di un edificio pubblico, nonostante le trattative con l’allora assessore all’Istruzione (e attuale sindaco) Paolo Pilotto e professore di religione proprio di alcuni di quei giovani, lo sgombero arriva nel giro di poche ore. Non sarebbe stato il primo.

Tra occupazioni, sgomberi e rioccupazioni, l’esperienza del centro sociale di Monza non è mai tramontata. I giovani antagonisti decidono di puntare su un’area privata, l’ex tintoria de Simoni di via Boccaccio, in disuso da tempo e abbandonata del tutto dopo l’alluvione del 2002. Dopo l’occupazione nel 15 novembre 2003, negli ottomila metri quadri in riva al Lambro prende vita ufficialmente l’esperienza della Fabbrica Occupata Autogestita Boccaccio 003.

Dopo solo un paio di settimane lo sgombero. Il 24 aprile 2004 si occupa di nuovo in via Boccaccio: questa volta dura fino a luglio 2008. Dopo il tentativo di occupazione (subito abortito) il 6 dicembre del 2008 in via Arnaldo da Brescia, il 27 giugno 2009 tocca all’ex cinema Apollo, in via Lecco. Sarà il momento più “caldo”, lo sgombero va in scena pochi giorni dopo e non sarà pacifico, fra manganellate, ma anche calci negli stinchi ai poliziotti. Altre occupazioni e sgomberi a raffica nel 2011: il 9 aprile in via Aspromonte, il 3 maggio via Durini, l’8 luglio per la terza volta in via Boccaccio, il 16 luglio ancora all’Apollo.

L’8 ottobre 2011 quello che sembra l’approdo definitivo: l’ex campo sportivo Verga di via Rosmini 11. Ma nulla è mai definitivo, specie se illegale. Il Cai di Monza compra l’area nel 2019 per farci anche una parete da arrampicata. Nel 2021 lo sgombero. "È stata ripristinata la legalità", commenta il sindaco Dario Allevi. "Non bisogna rischiare di cadere nell’equivoco della contrapposizione politica. La questione è molto più semplice: un’area privata non può essere occupata abusivamente. Il nostro ordinamento non prevede l’esproprio proletario. Riteniamo che nella nostra città non possano esistere “zone franche” e l’occupazione non poteva essere più tollerata".

Ma il Boccaccio non molla. Tempo pochi giorni (13 luglio 2021) e si sposta di una cinquantina di metri occupando l’ex deposito di autobus di via Timavo 12. Ricomincia il balletto, le proteste dei residenti, il cambio di Giunta, poi arriva il nubifragio dello scorso 24 luglio. Volano tetti, si scopre che dentro c’era amianto. Un ottimo pretesto. E il primo agosto va in scena l’ennesimo sgombero: il Boccaccio deve sloggiare. Ma dura poco. Terminata l’estate (e le vacanze), il Boccaccio il 21 settembre torna a occupare: in via Val D’Ossola 4. Un’ex lattoneria abbandonata. Vicino alla Fossati Lamperti. Privato. Lontano dagli occhi e lontano dal cuore, per il momento. Dura pochissimo. L’edificio è pericolante: nel giro di 5 giorni la polizia torna a sgomberare. Il 25 novembre, gli antagonisti tornano a occupare: scelgono un’altra fabbrica abbandonata in via Giovanni Verità. Al quartiere San Biagio.

Forse contano sul vuoto di potere apparente dovuto al cambio della guardia in Questura, dove si è insedia intanto il nuovo Questore Salvatore Barilaro. Non sarà così. Sabato scorso, il 6 dicembre, c’è il terzo sgombero in pochi mesi.

Dario Crippa