Tre generazioni di carburatori Dell’Orto spegne 90 candeline e scommette ancora sul futuro

Dai primi passi al Motomondiale con la stessa passione e con un forte legame con il territorio . L’orgoglio: "All’estero siamo andati a conquistare mercati, non a delocalizzare la produzione".

Tre generazioni di carburatori  Dell’Orto spegne 90 candeline  e scommette ancora sul futuro

Tre generazioni di carburatori Dell’Orto spegne 90 candeline e scommette ancora sul futuro

di Gualfrido Galimberti

Serietà, eccellenza, innovazione, legame con il territorio.

Sono gli ingredienti che hanno decretato il successo della Dell’Orto SpA, azienda nata in città nel 1933 e diventata in questi novant’anni un punto di riferimento internazionale.

"Siamo alla terza generazione – racconta Andrea Dell’Orto – visto che l’azienda era stata fondata in città da mio nonno. Le redini sono state poi prese in mano da mio padre e dai suoi cugini. Ora ci siamo io, mio fratello Luca e mio cugino Davide. E come abbiamo spesso ripetuto, soprattutto in questi ultimi tempi in cui stiamo celebrando l’anniversario, non è solo la storia di una azienda. È quella di una famiglia che ha avuto il coraggio di investire e che, negli anni, ha vinto anche tante sfide legate all’evoluzione della tecnologia. Basti pensare che la Dell’Orto era all’inizio l’industria nazionale dei carburatori, ma poi è stata capace di cambiare pelle quando si è passati all’iniezione elettronica. Ora realizziamo anche corpi farfallati e centraline elettroniche".

Il livello è fuori discussione. Non si diventa a caso fornitori unici nel motomondiale per la categoria Moto3: bisogna avere il nome e prodotti di primissimo livello. "Siamo stati capaci di innovare – commenta Dell’Orto – anche per scelte obbligate. Devo riconoscere che siamo stati però in grado di cavalcare la situazione e di trasformare i problemi in opportunità. Aumentando l’elettronica siamo cresciuti molto anche nel modo auto. Poi è arrivata anche l’espansione su mercati dove le moto sono molto vendute: l’India e la Cina. Il nostro legame con la Brianza, tuttavia, è sempre stato saldo. Il nostro quartier generale resta qui, crediamo molto anche nel ruolo sociale sul territorio, lavorando anche con onlus e con altri sport. All’estero siamo andati a conquistare mercati, non a delocalizzare la produzione". Dell’Orto è pronto ad affrontare le sfide che il futuro, anche quello molto prossimo, riserverà: "Stiamo sviluppando molto negli ultimi anni il tema della mobilità elettrica, in particolare quella leggera per la città. Per le auto si profila un passaggio più drastico, per le moto sembra esserci gradualità. Noi siamo pronti a fare la nostra parte".

Novant’anni di storia non mentono: la Dell’Orto è sempre stata capace di guardare lontano e di precorrere i tempi.