Tra insulti e aggressioni. Un campo di battaglia

La situazione in Brianza: un direttore di gara su tre ha subito violenza fisica

Tra insulti e aggressioni. Un campo di battaglia

Tra insulti e aggressioni. Un campo di battaglia

Il 92% degli addetti ai lavori nel calcio giovanile e dilettantistico ha assistito a episodi di violenza verbale nei confronti degli arbitri, spesso giovani ragazzi e ragazze alle prime armi. E il 29,9% ha subito violenza fisica. Se nel calcio professionistico la questione arbitrale è sempre più nell’occhio del ciclone, alla base la situazione non è migliore. Anzi. Con i “fischietti“ soffocati da un clima inquinato da allenatori e genitori preoccupati solo del risultato, la carenza di vocazioni, la difficoltà della Federazione a coprire tutte le partite dei campionati giovanili, la necessità dell’Aia di sfornare più arbitri possibile già dai 14 anni, in un circolo vizioso dove perdono tutti. I dati sono quelli di un’indagine messa in campo dalla Scuola Genitori Sportivi, realtà nata lo scorso anno in Brianza e che si sta diffondento in tutta Italia per creare una nuova cultura sportiva a partire dalle mamme e dai papà dei giovani atleti. Sono 375 gli operatori del settore intervistati. Il 54,1% ritiene gli arbitri di base “mediamente impreparati“, mentre il 37,6%, li considera “mediamente preparati“. Sulle carenze evidenziate, il 41,2% indica quelle psicologiche, il 36,1% quelle tecniche, a seguire quelle atletiche. A livello di atteggiamento, potendo sceglierne due, il 68% ha evidenziato “indecisione“, il 41,9% paura, il 33,% presunzione. Secondo il 60,5% poter diventare arbitri già a 14 anni è troppo presto, mentre il 29,1% lo ritiene giusto. Ma a cosa possono portare proteste, lamentele e accerchiamenti di giovani fischietti? Il 91,1% è consapevole che “non fanno altro che peggiorare la situazione“. Lo sanno, ma poi in campo molti si trasformano e non se ne rendono conto. Tra le proposte per migliorare la situazione “più tutoraggio e monitoraggio dei giovani arbitri“ (61,1%), “migliorare i corsi e poi fare formazione permanente“ (50,4%), “più incontri con Società e addetti ai lavori“ (48,8%), “maggiore selezione“ (19,6%).

Ale.Cri.