Tante le croci sulla sponda lariana a causa dei massi killer

"È stato quasi miracolo, perché non ci sono stati né morti né feriti. Questo è ciò che più conta, tutto il resto si può sistemare e speriamo lo si riesca a fare il più in fretta possibile". Ha tirato un sospiro di sollievo venerdì mattina il sindaco di Varenna Mauro Manzoni, quando è stato informato della frana che in paese ha travolto e interrotto sia la Sp 72, sia la linea ferroviaria Lecco – Sondrio, ma che almeno non ha coinvolto persone. Purtroppo non è sempre andata così bene in passato a Varenna e dintorni. Il 16 maggio 1987, un sabato mattina, Giuseppina Canali di 56 anni e la figlia Marilena Fumagalli di 22 erano partite da Cassago per partecipare ad a un matrimonio in Valtellina: viaggiavano in auto, su una Renault 5; guidava la madre. Mentre stavano percorrendo la Sp 72, all’ingresso del paese, un macigno è piombato sulla loro macchina da un’altezza di 300 metri e le ha uccise sul colpo. Dodici anni e un mese e mezzo più tardi, il 27 giugno 1997, a Oro di Bellano, una mezza dozzina di chilometri di distanza da Varenna in linea d’aria, una frana ha invece ha trascinato via da casa sua dove stata dormendo Giuseppe Rusconi, un agricoltore di 57 anni i cui resti non sono stati nemmeno mai più ritrovati.

E ancora: il 13 novembre 2004, poco prima delle 17, una impressionante colata di fango e sassi ha travolto la frazione di Fiumelatte, sempre a Varenna, seppellendo vivi il 72enne Francesco Arosio e la 79enne Maria Fumagalli, consuoceri di Lissone, che erano in vacanza nella piccola perla del lago di Como, che per loro si è trasformata in un incubo mortale. I due stavano guardando la televisione, seduti in soggiorno sul divano. A Varenna poi si sono verificate molte altre frane: nel gennaio 2010 sulla Statale 36 rimasta chiusa per mesi, un’altra nel novembre 2018 di nuovo sulla Sp 72, a maggio 2019 ancora sulla Superstrada. Daniele De Salvo