DARIO CRIPPA
Cronaca

Srotolato il Calvario più lungo. Da 160 anni il rito del Carrobiolo

Dipinto in mezzo alla popolazione incuriosita, viene da allora esposto in città a ogni Quaresima. Leggermente sbiadito dal tempo, i Padri Barnabiti rinnovano una raccolta fondi per restaurarlo.

I volontari al lavoro per srotolare il dipinto lungo otto metri per 9 creato apposta su commissione del Carrobiolo ed esposto in Quaresima

I volontari al lavoro per srotolare il dipinto lungo otto metri per 9 creato apposta su commissione del Carrobiolo ed esposto in Quaresima

In quei giorni, all’inizio di aprile di 160 anni fa, la popolazione di Monza si fermò. Stava accadendo qualcosa di eccezionale. Salito su una impalcatura, un pittore stava dipingendo un’enorme tela nei pressi dell’antica chiesa del Carrobiolo.

E ieri mattina, sono andati ancora una volta a “srotolarla“. Per un rito che si ripete puntualmente ogni anno al mercoledì delle Ceneri nel cuore del centro storico, quando dietro un monumentale altare fatto di marmi pregiati che risalgono al XVIII secolo, nel presbiterio della chiesa Santa Maria al Carrobiolo, viene srotolata una singolare opera pittorica. Le sue dimensioni sono notevoli, 8 metri per 9.

Dipinta a tempera su tela, raffigura un evento fondamentale per i Cristiani: il Calvario, dove Gesù fu crocifisso in mezzo a due ladroni. Chi lo commissionò nel 1865 intendeva illustrare alla popolazione anche più semplice il mistero della passione. Una catechesi per immagini. E un “unicum“ a Monza e in Brianza. L’opera fu progettata dalla comunità dei padri Barnabiti del Carrobiolo, guidata dal Superiore padre Luigi Maria Villoresi (1814- 1883) che ne affidò l’esecuzione a un noto disegnatore, pittore, scenografo e architetto dell’epoca, Pietro Ferrabini di Rancio di Lecco. La realizzazione era ispirata a un quadro della Crocifissione dipinto a olio su tela dal pittore cremonese Antonio Campi e donata da San Carlo Borromeo alla Comunità barnabitica di Monza. Su quella tela c’era tutto: Maria addolorata vicino alla Croce, con l’apostolo Giovanni, di spalle, mentre rivolge lo sguardo al figlio crocifisso. Con lei vi sono altre due donne, la sorella e Maria di Cléofa. Ai piedi della Croce Maria di Magdala in ginocchio e dietro di lei una persona che regge una canna con la spugna. A lato stanno due guardie romane a cavallo. Sullo sfondo si intravede la città di Gerusalemme. Nella parte inferiore, alcuni soldati stanno tirando a sorte la tunica di Gesù. Negli Acta, Atti della comunità nell’Archivio del Carrobiolo, vergati in latino dal padre Girolamo Maria Penati, il cancelliere della comunità, si spiega tutto. I fatti destarono grande curiosità pubblica, vedere dipingere un quadro di quelle dimensioni destò l’attenzione della popolazione. Diverse le cronache dell’epoca raccolte nell’archivio dai Barnabiti in cui si racconta ad esempio di come "i Chierici del nostro Noviziato hanno partecipato con musiche e canti". E "quale ingente moltitudine di fedeli è accorsa!".

Attualmente lo stato della grande tela del Calvario è in discrete condizioni – fanno notare dal Carrobiolo –, anche se un po’ sbiadita. Ci vorrebbe un restauro, per il quale è possibile contribuire con un bonifico intestato a: Provincia Lombarda dei CC.RR di S. Paolo detti Barnabiti. Causale: erogazione liberale restauro Calvario.