Seregno, associazione mafiosa: Cristello condannati

La Corte d'Appello di Milano: 17 anni e 9 mesi per Umberto, 9 anni al cugino Carmelo e 9 anni e 5 mesi a Luca Vacca

Il tribunale di Milano

Il tribunale di Milano

"Cristello mafiosi". Così hanno deciso i giudici della quinta sezione penale della Corte d’Appello di Milano, cambiando la sentenza con cui, nel marzo dell’anno scorso, il gup del Tribunale di Milano aveva emesso sedici condanne fino a 14 anni di reclusione, ma non per associazione di stampo mafioso, per gli imputati dell’ultima grossa indagine della Direzione distrettuale antimafia culminata nell’operazione Freccia, eseguita nel giugno 2020 dai carabinieri di Monza e tornata a riaccendere il faro su alcune famiglie originarie di Vibo Valentia accusate di gestire le cosche radicate a Seregno dopo la scure dell’inchiesta Infinito. L’accusa aveva chiesto condanne fino a 20 anni di carcere, anche per associazione a delinquere di stampo mafioso per i cugini Umberto e Carmelo Cristello e Luca Vacca. Ieri, invece, i giudici hanno riconosciuto l’associazione mafiosa portando a 17 anni, 9 mesi e 10 giorni la condanna a Umberto Cristello, 9 anni al cugino Carmelo e 9 anni e 5 mesi a Luca Vacca. E accogliendo la tesi della Procura secondo cui bastava pronunciare il nome Cristello per fare intendere alle vittime con chi avevano a che fare. E se non fosse stato sufficiente, intervenivano intimidazioni e violenze, precedute da tentativi di mediazioni che spesso gli uomini di ‘ndrangheta utilizzano per prendere contatto con chi vogliono prendere di mira. La cosca era accusata di non avere mai smesso, dai tempi della prima inchiesta Infinito, di esercitare il controllo del territorio, in particolare questa volta fra Seregno, Meda e Giussano. Tra loro spiccava Umberto Cristello (in possesso di una dote elevata nella ‘ndrangheta conferitagli a suo tempo dal fratello Rocco, ucciso nel 2008 a colpi di pistola sotto casa a Verano), che "si avvaleva della forza di intimidazione derivante dalla sua notoria appartenenza alla ‘ndrangheta e della condizione di assoggettamento e omertà che ne deriva per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche". "Non basta chiamarsi Cristello per appartenere a un’associazione mafiosa", si era difeso al processo Carmelo Cristello, sostenendo di essere già stato assolto dall’associazione mafiosa nel processo per la precedente inchiesta Ulisse che lo riteneva appartenente al Locale di ‘ndrangheta di Seregno. Tesi accolta al processo di primo grado con rito abbreviato, ma ora respinta in appello. Assolto , invece, dall’associazione finalizzata al traffico di droga Andrea Foti, difeso dall’avvocato Amedeo Rizza, mentre è stato condannato per spaccio: per lui la pena è scesa da 5 anni a 3 anni e 4 mesi.