Sant’Albino, ai confini della periferia: il quartiere isolato ma assediato dal traffico

Negli anni Sessanta contava almeno 20 negozi. Oggi resta un minimarket, mancano bancomat e ufficio postale. E per le medie bisogna spostarsi

Il ponte sul traffico a Sant'Albino

Il ponte sul traffico a Sant'Albino

La periferia delle periferie. È il quartiere Sant’Albino, un triangolo di terra fra Monza, Brugherio e Concorezzo, separato da Monza dal viale Delle Industrie a scorrimento veloce che lo isola con una rotonda pericolosa che gli abitanti chiamano familiarmente la ’rotonda killer’.

È il quartiere più povero di Monza, senza un ufficio postale, né uno sportello bancario, per cui bisogna andare a San Damiano o a Monza, come se fosse facile. Dopo le 20 non c’è un autobus che porti in centro e per raggiungere l’ospedale serve un primo autobus verso il cimitero, un altro verso il centro e finalmente l’ultimo per Monza Cazzaniga. Eppure qui negli anni ‘60 c’erano almeno 20 negozi di vario genere, come raccontano gli abitanti, oltre a tre macellerie. Oggi è rimasto un solo minimarket: gli altri, dopo il pensionamento dei primi gestori hanno chiuso, schiacciati da tasse, spese e concorrenza della grande distribuzione.

Per fortuna ha aperto una farmacia. "Da 40 anni – spiega Paolo Teruzzi, promotore del Comitato Sant’Albino – si è affievolita fino a sparire la socialità. Prima la parrocchia, unico centro culturale, promoneva teatro e cineforum, poi ha perso appeal e anche le attività sono andate a sparire, anche perché la parrocchia è rimasta diversi anni senza parroco". Ai primi del ‘900 si fronteggiavano la cultura cattolica parrocchiale e quella delle aggregazioni socialiste, tenendo viva la socialità, ora è già un problema tenere aperto il centro civico, fruibile solo il venerdì mattina.

La totale mancanza di punti di aggregazione di quartiere e la difficoltà a spostarsi senza auto è deleteria per i giovani, spesso in giro senza meta, esposti a cattive compagnie e attività illecite. Anche per la scuola, oltre la primaria Manzoni, per la media occorre spostarsi alla De Filippo di San Damiano (Brugherio), tradizionalmente più ricca, già dagli anni ‘30 - 40, grazie all’indotto della Pirelli (circa mille dipendenti) . "Nell’ambito dei patti di collaborazione – osserva Teruzzi – abbiamo aperto lo scambio libri. È stato un successo per il reperimento: ne abbiamo raccolti 2.500, ma come comitato abbiamo dovuto acquistare autonomamente gli scaffali".

Il centro civico soffre della mancanza di un collegamento internet: "C’era, ma con un contratto assai svantaggioso, fatto per disconnettersi dopo pochi minuti di utilizzo. Da due anni abbiamo chiesto un nuovo contratto più efficiente, ma invano. Io sono responsabile del prestito libri; potrei organizzare incontri e momenti formativi interattivi, ma è impossibile senza una rete internet adeguata". Intanto il quartiere diventa sempre più un dormitorio, da cui chi ha l’auto si sposta per lavorare e sviluppare interessi altrove.

Analizzando un documento di studio relativo alla tangenziale est di Milano, vediamo che su viale delle Industrie, in corrispondenza di Sant’Albino, transitano ogni ora più di 4mila veicoli. "Un flusso insostenibile anche per un’ autostrada – protestano dal comitato –. Un simile passaggio di auto ha effetti devastanti sulla salute, specie di piccoli e anziani". Perciò i residenti chiedono da anni di interrare la rotonda a fagiolo, pericolosissima in uscita dal quartiere. "Avevamo proposto di disegnare due rotonde distanziate, l’una in corrispondenza dell’uscita da San Damiano e l’altra all’uscita da Sant’Albino".

E se ieri tenevano banco le proteste contro i miasmi di Asfalti Brianza, ora c’è l’ampliamento del sito produttivo della società Elesa in via Pompei, un progetto che cambierà la zona più settentrionale del quartiere. Nel corso di un incontro pubblico tra i residenti, i vertici di Elesa e l’assessore ai Lavori pubblici Marco Lamperti, i cittadini hanno ottenuto conferma che i fondi di compensazione che l’azienda verserà al Comune (1 milione di euro) verranno spesi per il quartiere, per trasformare in area ad uso parco il terreno tra la piscina Pia Grande e il parco giochi. E il comitato chiede che l’area tra il quartiere e il fabbricato inutilizzato di Net diventi parco.