Nel girone dei disperati "Non hanno più niente"

Il racconto di Carlo Mondonico coi volontari per consegnare vestiti, cibo farmaci e persino sacchi neri per le salme. Portate in salvo in Italia 44 persone

di Marco Galvani

Korczowa, frontiera tra Polonia e Ucraina. Il Centrum Handlu Korczowa Dolina è un centro commerciale. Era un centro commerciale. Le corsie, gli scaffali non esistono più. I negozi della galleria sono vuoti. I marchi, gli stessi marchi che trovi anche qui in Italia hanno portato via tutto. Adesso sono diventati un grande centro di accoglienza. "Ora ci sono soltanto brandine, coperte e sedie occupate da migliaia di persone disperate. Arrivano a ogni ora del giorno e della notte". Sfiniti. Donne, bambini, ragazzini, anziani e disabili. Qualcuno si trascina un trolley con dentro quello che è rimasto della loro casa. Della loro vita. "Molti, però, li vedi senza niente in mano, neanche un sacchetto di plastica. Tutto quello che hanno, lo portano addosso, nulla di più". Carlo Mondonico, giornalista e speaker radiofonico monzese, in quell’accampamento ci ha trascorso una notte intera nel viaggio di ritorno della missione con le associazioni Children in Crisis, Maidan, i volontari dei Vigili del Fuoco di Milano e la Croce RosaCeleste di Milano. Con lui Filippo Jarach e Lesia Kozak, una mamma di origini ucraine che vive nella Bergamasca con la famiglia.

E’ stato anche grazie a lei, ai suoi contatti in Ucraina che "siamo riusciti a portare non soltanto generi di prima necessità, ma anche molte medicine – racconta Carlo –. Le abbiamo tenute nascoste sotto il sedile perché non ce le portassero via. Lì non c’è più niente, non hanno più niente e i farmaci sono più preziosi dei diamanti". Li hanno consegnati direttamente nelle mani di "persone di fiducia", poco dopo essere arrivati a Medyka, zona di frontiera, il principale punto di uscita dall’Ucraina di chi scappa dalle bombe. Un viaggio di venti ore. Una carovana con un pullman, un pick up dei vigili del fuoco, due ambulanze e un furgone.

"Abbiamo pure rischiato di non riuscire a partire perché il furgone si è rotto. Non più riparabile – continua -, ma all’officina Renord di Sesto San Giovanni appena hanno saputo a cosa ci serviva ci hanno messo in mano le chiavi di un loro furgone. Senza chiederci nulla in cambio". Hanno caricato tre tonnellate di vestiti, cibo anche per cani e gatti, pannolini. E 300 sacchi neri per le salme, perché "là mancano pure quelli". Al ritorno, hanno portato in salvo in Italia quante più vite possibile, 44 persone in tutto: 23 bambini, 20 donne e un anziano. Li hanno incontrati anche nel centro commerciale di Korczowa: "Appena ho messo piede lì dentro sono rimasto immobile, paralizzato in mezzo a tutta quella umanità devastata. E mi hanno colpito i loro volti, senza più espressione. Lo sguardo nel vuoto, quando incroci i loro occhi è una pugnalata". Ed è stato "atroce dover dire di no a tanti che ti pregano di portarli via con te". Poi ti fermi a guardare i bambini che tra le brandine giocano a palla e "se gli doni un semplice pupazzo di stoffa sembra che gli hai regalato un intero parco giochi". "Pensavo di riuscire a reggere, ma appena ho potuto mi sono messo in un angolo e sono scoppiato a piangere".