BARBARA CALDEROLA
Cronaca

Vimercate, morta per una trasfusione sbagliata. I figli: "Nostra mamma due volte vittima"

A un anno dalla morte di Angela Crippa, nonostante le ammissioni di responsabilità, nessun risarcimento

I carabinieri davanti all'ospedale

I carabinieri davanti all'ospedale

Arcore (Monza Brianza), 13 settembre 2020Un anno fa una trasfusione sbagliata in Ortopedia a Vimercate costò la vita ad Angela Crippa, la pensionata di Arcore morta dopo due giorni d’agonia in Rianimazione per colpa dell’errore. Fatale uno scambio di nome. Il suo sistema immunitario andò in tilt e lei finì in coma senza più risvegliarsi.

Dopo 12 mesi "non c’è alcun accenno di ristoro", dice Olimpia Cassano, avvocata dei figli, Marco e Franco Tremolada. Niente risarcimento, né provvisionale, in altre parole, "non c’è giustizia. Siamo un’altra volta vittime della disattenzione", aggiunge la legale. Sottinteso, come quel giorno. Il 13 settembre 2019 i sanitari informarono i familiari della 84enne che la sacca di sangue iniettata per fare fronte all’emorragia dopo un intervento al femore aveva innescato una violenta reazione Il medico e l’infermiere che hanno sbagliato - sotto inchiesta per omicidio colposo - hanno ammesso subito le proprie responsabilità e il 13 ottobre prossimo chiederanno al giudice di patteggiare, "ma le loro assicurazione sono latitanti come quella dell’Asst".

A inizio giugno, l’ospedale ha avanzato una proposta giudicata insufficiente, ma la compagnia non si è neppure fatta viva. I ritardi si sono accumulati. Prima, le lungaggini della perizia medico-legale nell’ambito del procedimento penale depositata solo il 14 febbraio, poi l’emergenza Covid hanno finito per dilatare a dismisura l’epilogo della vicenda. «Ma ciò che ferisce Franco, Marco, le loro mogli, i nipoti è il silenzio assordante di tutti questi mesi. Così Angela muore per la seconda volta". I figli si sono sempre mossi in punta di piedi. Non hanno sporto denuncia contro il personale, ribadendo sin dalle prime ore del dramma di non voler demonizzare nessuno. Mai una parola di troppo, una condotta esemplare che "non ha trovato la giusta considerazione nei nostri interlocutori, nonostante la gravità dell’accaduto e la certezza dei fatti", dice l’avvocato.

Angela ha pagato la negligenza con la vita, un conto che nessuna cifra potrà mai saldare. Aiutava concretamente uno dei figli che aveva perso il lavoro, ma sono i legami che c’erano fra loro che non hanno prezzo, li racconta una foto che oggi spezza il cuore: l’ultimo compleanno della donna a fine agosto. Una riunione festosa attorno a lei, punto di riferimento per tutti, prima che una brutta caduta in casa, l’8 settembre, spianasse la strada a una fine tanto crudele. "Mi auguro di non peccare di ingenuità nel credere che ci sia ancora il margine per arrivare alla conclusione bonaria di questa dolorosissima storia - aggiunge Olimpia Cassano -. La famiglia non vuole portare il ricordo della mamma in tribunale, preferisce custodirlo nel cuore come tutto ciò che è prezioso, lontano dai clamori nel rispetto di un’esperienza così dura. Un rispetto dovuto soprattutto da parte di chi ha l’obbligo morale, prima ancora che giuridico, di rimediare per quanto possibile al torto inflitto; dovere al quale ancora oggi non ha assolto".