
Pene da un anno e mezzo e 4 anni
"Meglio che diventi rossa per la vergogna prima di diventare rossa col sangue". Questa una delle minacce che una 57enne di Vimercate si era sentita rivolgere dagli aguzzini a cui si era rivolta in un momento di difficoltà, quando si era ritrovata con un debito con la banca di circa mille euro. Ma si sarebbe ritrovata nel giro di un anno a dovere restituire il triplo della somma, pretesa con minacce, telefonate e incontri per mantenerla "in una costante stasi di paura". Un incubo durato un anno, fino al novembre del 2022, quando due uomini erano stati arrestati dai carabinieri di Vimercate, mentre per una coppia era scattato il divieto di avvicinamento alla presunta vittima. Ora sono arrivate le condanne da un anno e mezzo fino a 4 anni di reclusione nel processo con il rito abbreviato davanti alla gup del Tribunale di Monza Elena Sechi. I fatti risalgono all’estate 2021 quando, secondo la pubblica accusa, dopo aver prestato mille euro alla donna i due arrestati, presentati alla 57enne da una coppia di conoscenti, si sarebbero accordati per una restituzione del capitale con 300 euro di interessi. La somma sarebbe però in poco tempo triplicata. E sarebbero scattate le minacce, attuate in varie modalità, dagli incontri in presenza ai messaggi tramite le app di messaggistica istantanea. Fino alla denuncia ai carabinieri. In carcere era finito un 49enne, agli arresti domiciliari un 35enne già sottoposto alla stessa misura dopo essere stato arrestato a marzo 2021 per un fatto analogo: vittima delle minacce e dell’estorsione era stato un ragazzo che aveva chiesto in prestito del denaro per rientrare di un debito per droga. A trovare la forza di denunciare, dopo aver trovato fuori di casa una bottiglia di Jack Daniel’s con all’interno due proiettili, era stata la madre.
La coppia di coniugi di 36 e 33 anni, oltre a essere testimone delle minacce alla donna, in alcune occasioni sarebbe stata incaricata di riscuotere le rate. Per loro era scattato solo il divieto di avvicinamento alla vittima e ai luoghi da lei frequentati. Tutti erano imputati di concorso in estorsione aggravata, mentre il 49enne (a cui è andata la condanna più pesante) anche di usura aggravata, oltre che di possesso di segni distintivi contraffatti e porto di armi od oggetti atti ad offendere perché durante un controllo nelle fasi delle indagini era stato trovato in possesso di una paletta dei carabinieri priva di matricola, una casacca con la scritta “carabinieri“ e il logo dell’Arma, un paio di manette simili a quelle in uso alle forze di polizia, un porta distintivo e un machete.
S.T.