PAOLO GALLIANI
Cronaca

La guida dei birrifici d’eccellenza. In alto i boccali da Monza a Carate. Slow Food premia il made in Brianza

Raddoppiano le prestigiose chiocciole sul territorio: al Rurale di Lorenzo Guarino a Desio e al Carrobiolo, nel cuore del capoluogo, si aggiungono ora l’Alder di Seregno e il Menaresta.

La guida dei birrifici d’eccellenza. In alto i boccali da Monza a Carate. Slow Food premia il made in Brianza

La guida dei birrifici d’eccellenza. In alto i boccali da Monza a Carate. Slow Food premia il made in Brianza

Oddio, scomodando Shakespeare, non sarebbe nemmeno un’eresia sostenere che una pint of beer sia "un pasto da re". Enfasi ecessiva? Si può sempre rimediare sostenendo che in effetti la vanità non fa di un discreto birrificio artigianale un’eccellenza. Ma ci sono giudizi che lasciano il segno. E i responsi emessi ieri a Brescia da Slow Food presentando la nuova Guida “Birre d’Italia 2025” sono di quelli che autorizzano la Brianza monzese a concedersi una botta di autostima.

Motivo? Semplice. Se fino a ieri, a sfoggiare la prestigiosa “Chiocciola” che stabilisce il best of tra i mastri birrai d’Italia, erano unicamente i birrifici “Rurale” di Desio e “Carrobiolo” di Monza, adesso nella ristretta schiera degli eletti sono stati inseriti anche “Alder” di Seregno e “Menaresta” di Carate Brianza. Lodi infinite per il Birrificio Rurale di Lorenzo Guarino, che ha fatto dell’azienda desiana uno dei più affermati laboratori del settore brassicolo italiano, grazie al concept “Bud Scars” per l’autopropagazione dei “lieviti” e alla capacità di dare una veste contemporanea alle ricette tradizionali (tra le birre più iconiche, la blanche “Seta” e le Ipa “Global” e Thunder).

Non è da meno il Carrobiolo di Pietro Fontana e del suo braccio destro Matteo Bonfanti, birrificio elogiato da Slow Food per le tipologie canoniche ma anche per alcuni prodotti stravaganti. Le birre più amate? La torbata OG 1111, la speziata Barbasaison e la più recente “Munich Wine”. Ma insomma, i riflettori sono tutti puntati sulle due new entry nella ristretta lista dei migliori birrifici d’Italia. C’è il seregnese Alder aperto quasi 5 anni fa da Marco Valeriani, diventato - lo dice sempre Slow Food - "uno dei punti di riferimento imprescindibili del panorama brassicolo artigianale italiano", con le sue chicche assolute come la rossa “Schauferla” e l’american Ipa “Rockfield”. Facile immaginare anche la gioia di Enrico Dosoli e di Marco Rubelli, titolari del “Menaresta”, promossi nel gotha dei migliori birrifici italici per il Progetto Bottaia e la produzione di alto livello: e qui basta citare la “Birra Madre” fermentata con il lievito di Davide Longoni e la double Ipa “La Verguenza”, entrambe inserite dalla Guida 2025 tra le 35 “etichette imperdibili” della Lombardia (c’è anche il Carrobiolo con la sua “Porcini Imperial Stout”). Due piccole aggiunte. Assieme ai già citati “Fab Four”, Birre d’Italia 2025 ha reso omaggio anche alla monzese “Alma”, alla seregnese Railroad Breweing Co., alla lissonese Draco’s Cave e alla caratese “Birra Gaia”. E tra le pagine spiccano anche i migliori locali per le degustazioni: il pub Birra Gaia di Carate Brianza, la Tap Room della Alder Beew Co. a Seregno e, a Monza, il brewpub Il Carrobiolo e il pub SoloBirra. Sullo sfondo, l’illuminante commento di Eugenio Signoroni, curatore della Guida con Luca Giaccone: "Questa provincia ha raccolto i migliori produttori della Lombardia e d’Italia in pochi chilometri quadrati. Risulta tra quelle a maggior densità di aziende di valore ma anche tra quelle che brillano per varietà. Qui davvero si può trovare di tutto: alte e basse fermentazioni, birre spontanee prodotte con lieviti di panificazione, aromatizzazioni con gli ingredienti più incredibili". Insomma, una goduria.