
Il primo corso speciale sul circuito Aci per gli ex pazienti che hanno avuto traumi neurologici "Teoria e pratica per non farsi prendere dal panico e tornare ad avere fiducia al volante".
"Quando mi sono seduto al volante per la prima volta dopo l’incidente mi ha preso l’ansia. Mi sembrava di non avere il controllo della situazione, soprattutto in mezzo al traffico. Tanto che all’inizio per tragitti lunghi facevo sempre guidare mia moglie, a maggior ragione se in macchina c’era anche mia figlia o qualche amico". Ma Stefano adesso la "strizza di guidare" l’ha smaltita, grazie al corso di guida sicura che il centro Aci-Sara di Lainate ha organizzato con l’Irccs San Gerardo per i pazienti che dopo un trauma cranico, un’ischemia o una emorragia spesso si ritrovano a fare i conti con l’amaxofobia, la paura di (ri)mettersi alla guida. "Ora in macchina mi sento tranquillo come, invece, non ho mai smesso di esserlo in sella. Su una moto o su una bici". Le passioni di Stefano, 44 anni di Besana Brianza. Lui è convinto di essere un "miracolato". All’ospedale San Gerardo di Monza "i medici mi hanno salvato la vita".
Riavvolge il nastro dei ricordi e torna indietro a meno di due anni fa. Era il 2 dicembre del 2022, "sono uscito dall’azienda per effettuare un rilievo, ovviamente in moto per fare prima e per non avere problemi di parcheggio – racconta –. Mentre rientravo, all’ora di pranzo, una macchina davanti a me ha frenato di colpo, io ho provato a evitarla spostandomi a sinistra, ma l’automobilista ha fatto lo stesso". Il buio. Dodici giorni di coma, poi la terapia sub-intensiva e la riabilitazione neurologica. Quaranta giorni in ospedale. "Quando mi sono svegliato ho cercato di alzarmi dal letto convinto di dover andare a fare una gara di mountain bike a Calusco, quella che organizzano ogni anno il giorno della Befana. Peccato che non riuscivo neanche a stare in piedi e il 6 gennaio era già passato da un po’". Amen. Ma Stefano non ha mai smesso di lottare. "Appena il fisioterapista Davide mi portava sulla cyclette a me brillavano gli occhi – ricorda –. E tornato a casa, per un paio di settimane non sono praticamente mai sceso dalla bici montata sui rulli". Morale, "dopo poco più di due mesi dall’incidente ero già in giro in bici, con mia moglie che mi seguiva in macchina. Poi ho fatto la cronoscalata dello Stelvio tra gli amatori". Per la moto, invece, ha dovuto aspettare fino a luglio, ma "appena il medico mi ha dato l’autorizzazione, ho subito chiamato l’assicuratore. E sono anche tornato a girare in pista. Mia moglie? È abituata. Abbiamo pure fatto il viaggio di nozze al Tourist Trophy. Comunque ora condivido sempre la mia posizione in tempo reale su WhatsApp, così lei si preoccupa meno". Con la macchina, invece, "è stato tutto diverso". Per questo "quando mi hanno contattato dall’ospedale per propormi il corso di guida sicura ho accettato senza esitazione. Permette di affrontare situazioni di emergenza non abituali senza farsi prendere dal panico e infondendo sicurezza – assicura Stefano –. Anche la parte teorica l’ho ritenuta molto utile, lo consiglierei a chiunque è stato vittima di un incidente stradale". Insomma, "ora mi siedo al volante più sollevato".
Questo è il traguardo: non soltanto diffondere la cultura della sicurezza stradale, ma anche fornire supporto a chi, a causa di un trauma, ha perso fiducia nelle proprie capacità di guida. Tanto che "il corso dovrebbe essere obbligatorio nelle scuole guida per chiunque voglia prendere la patente", la convinzione di Renzo, un altro ex paziente. Questa è la strada giusta, "un passo importante verso una maggiore inclusione e benessere per tutti", sottolinea Vincenzo Credi, presidente di Aci Vallelunga.