Il diario dell’esperienza: "Quel viaggio in California mi ha cambiato il futuro"

Il racconto di Andrea Castronovo, amministratore delegato di Bmw Bank Italia. E la testimonianza dei “genitori“ coinvolti nell’accoglienza dei giovani che arrivano dall’estero.

Il diario dell’esperienza: "Quel viaggio in California mi ha cambiato il futuro"

Gli studenti vengono coinvolti in attività per condividere le proprie esperienze

Intercultura non è una semplice “vacanza studio“. È un’opportunità di crescere. Nel mondo del business e anche in famiglia. Ne è convinto Andrea Castronovo, amministratore delegato di BMW Bank Italia. Partito con Intercultura negli anni ‘80 ha spiegato come l’annuale a Santa Barbara in California abbia avuto un ruolo fondamentale per la sua formazione personale e professionale e come il viaggiare e il desiderio di scoprire ciò che per noi è nuovo e diverso sia stato un fil rouge della sua vita professionale: prima in occasione dell’Erasmus e poi del Master e successivamente nel mondo del lavoro con i suoi 25 traslochi in giro per l’Europa. Lo stesso Castronovo ha ribadito l’importanza di effettuare questa esperienza proprio in quel preciso momento della crescita di un ragazzo o di una ragazza: "C’è un motivo per cui non si fa a 14 anni o a venti – sottolinea –. Questa esperienza viene vissuta a 16/17 anni perché non si sa ancora cosa si voglia fare nella vita ed è proprio in quel preciso momento che siamo pronti a incamerare più notizie e vivere esperienze che ci cambieranno per tutto il resto della nostra vita". La dimostrazione è anche nelle parole di Fabio Villa, senior lead colour and material design di @ON. Ha raccontato dell’influenza della sua esperienza interculturale in Giappone: "Quando sono diventato people manager di un team di persone, di età, genere e cultura diverse, l’aver vissuto in prima persona l’esperienza mi ha facilitato. L’esperienza all’estero mi aveva insegnato a essere più empatico verso gli altri, non dover sempre far prevalere il proprio punto di vista, ascoltare prima di arrivare ad un giudizio". Tornato da un anno in Giappone, Villa ha sentito il bisogno di restituire ciò che aveva ricevuto dall’esperienza all’estero e ha scelto di farlo come volontario di Intercultura. Questo impegno rispecchia la missione dei volontari dell’organizzazione, che è quella di promuovere lo scambio culturale e il reciproco arricchimento tra le persone di diverse nazionalità. Spirito che muove anche le famiglie ospitanti. Come i Fragola e i Bellù, che, racconta Lorella Colombo, responsabile ospitalità del centro locale, "hanno accolto studenti stranieri in Italia per un periodo scolastico, offrendo uno sguardo sulle sfide e le gioie dell’accoglienza di giovani provenienti da diverse parti del mondo". Le loro storie hanno messo in luce l’importanza della generosità e dell’apertura culturale.

"Si è famiglia ospitante perché si vuole accogliere una persona – raccontano i coniugi Bellù – . Lo studente o la studentessa accolta non devono essere considerati un ospite, ma parte integrante della famiglia". I ringraziamenti e la consegna dei riconoscimenti sono stati un momento di grande significato, con Grazia Bartucci, presidente del consiglio di amministrazione di Intercultura, che ha sottolineato il valore dell’impegno e della dedizione dei membri del centro. Giancarlo Sola, responsabile della raccolta fondi del Centro Locale di Monza, ha concluso con un intervento sui risultati raggiunti e le prospettive future per il sostegno economico e la crescita continua dell’organizzazione: circa il 78% degli studenti beneficia di borse di studio totali o parziali per i soggiorni all’estero. La giornata ha celebrato non solo un’importante pietra miliare, ma anche il continuo impegno dei volontari del Centro Locale di Monza nel costruire ponti tra culture e generazioni, un obiettivo che resta al centro delle sue attività future.

A.R.