Un corpo a corpo tra due bande di giovani sudamericani era finito con un 35enne ecuadoriano, pregiudicato, accoltellato e sottoposto a un delicato intervento chirurgico. Per i fatti della notte del primo maggio in piazza Marconi, a Vimercate, i carabinieri hanno fermato tre minorenni, due peruviani e un marocchino, tutti residenti in città: due sono stati accompagnati in comunità, il terzo, in cella, al Beccaria di Milano. L’ordinanza con le misure cautelari a loro carico è stata firmata dal gip. Sono accusati di rissa aggravata e tentato omicidio. L’indagine ha ricostruito i fatti. La lite era scoppiata all’interno di una pizzeria, dopo che il ferito aveva offeso un amico dei giovani che poi hanno regolato il conto col sangue. Dalle parole si era passati ai fatti ed era spuntata la lama. Secondo quanto emerso, i gruppi avevano alzato il gomito. Uno dei 15enni arrestati, con l’aiuto di due coetanei aveva affondato più volte il coltello in pancia all’avversario, poi ricoverato d’urgenza a Bergamo. Era stato lo stesso 35enne a lanciare l’allarme. Nonostante le sue condizioni, era riuscito a raggiungere a piedi la caserma in via Damiano Chiesa, a 500 metri dalla stazione dei bus, teatro dello scontro con i rivali.
Sul suo corpo ferite inequivocabili, fendenti, e un primo racconto sul quale le pattuglie hanno cercato riscontri ricostruendo il quadro esatto della serata a base di alcol e violenza. Avventori, legami degli uni e degli altri per capire cosa fosse successo esattamente, tutto rimesso in fila con l’aiuto delle immagini in arrivo dalle telecamere. C’era un altro ferito, un 43enne, peruviano, sempre accoltellato, al parapiglia, è emerso poi, hanno partecipato anche tre maggiorenni. Gli investigatori avevano identificato altre persone che avevano assistito al litigio e dalle loro testimonianze sono emersi elementi utili a mettere a fuoco la dinamica dei fatti e le responsabilità. È il secondo caso di vendetta che i militari guidati dal capitano Giuseppe Della Queva risolvono in pochi giorni. Un movente del tutto simile è anche alla base del diverbio di Bernareggio, a inizio luglio, finito con un altro pregiudicato all’ospedale aggredito dal postino del paese, pure lui in manette con l’accusa di tentato omicidio. Fra loro, un’altra discussione degenerata per futili motivi, dopo aver bevuto troppo.