ALESSANDRO SALEMI
Cronaca

Dominique Corti. Divisa fra Besana e l’Uganda per i suoi malati

Guida la fondazione voluta nel ’93 dai genitori per affiancare e sostenere il Lacor Hospital.

Dominique Corti. Divisa fra Besana e l’Uganda per i suoi malati

Dominique Corti. Divisa fra Besana e l’Uganda per i suoi malati

Al primo convegno di Italian Global Heart Action non poteva mancare lei, figura che con la sua stessa vita incarna la dimensione globale dell’essere medico. Dominique Atim Corti, ugandese di nascita, italiana e canadese di origine, è presidente della Fondazione Piero e Lucille Corti, fondata dai suoi genitori nel 1993 per affiancare e sostenere il Lacor Hospital di Gulu, nel Nord Uganda.

Piero Corti è stato un grande medico originario di Besana in Brianza - fratello del celebre scrittore Eugenio Corti, autore de “Il Cavallo Rosso“ - Lucille Teasdale un’altro ottima chirurga originaria di Montréal, dove conobbe e sposò Piero. I due presero in gestione nel 1961 il Lacor Hospital, quando ancora era un piccolo presidio sanitario creato dai missionari comboniani. Dal loro amore, un anno dopo, nacque Dominique. "Il Lacor, per me, è molto di più di un ospedale: è un fratello – racconta l’attuale presidente –. Da piccolo ospedale di trenta letti nel mezzo della savana i miei genitori l’hanno reso una cittadella della salute che, con tre centri sanitari periferici, ogni anno accoglie più di 200mila pazienti e vede nascere circa 9mila bambini. Io lì sono cresciuta". "Lo scopo della Fondazione è raccogliere fondi per far funzionare l’ospedale – spiega – non impiantandoci medici bianchi venuti dall’Italia, ma facendoci lavorare i medici del posto. Al Lacor Hospital chi non può pagare viene curato gratuitamente, mentre per gli altri le tariffe non arrivano a un terzo del costo della prestazione, coperta per lo più da donazioni straniere".

Attualmente sono circa 500 posti i letto, e quattro le scuole: per infermieri, ostetriche, tecnici di laboratorio, assistenti di sala operatoria e anestetisti, in una realtà con un alto tasso di povertà e pochi servizi. "L’Uganda felice della mia infanzia ha subito decenni di tracollo economico e conflitti – chiarisce la volontaria –. L’ospedale ha affrontato povertà estrema, epidemie, migliaia di bambini che affollavano ogni sera i cortili in cerca di rifugio. Grazie a mamma e papà per molti decenni il Lacor è stata l’unica garanzia di cure per milioni di persone". "Per queste difficoltà io per periodi della mia vita ho dovuto vivere in Italia, a Besana, con la zia. Poi ho fatto scuole medie e superiori in Kenya e l’università di Medicina a Milano. Ora alterno tre mesi in Uganda e uno in Italia, a Milano. Una cosa mi fa male nel passare dall’Uganda all’Italia – conclude con una punta di amarezza – ed è l’iniquità delle risorse. In Africa ci sono persone che muoiono per problemi che qui non sarebbe un problema curare".