Disastro ambientale nel Lambro, la Procura rinuncia al ricorso in Appello

L'unico condannato, il custode Giorgio Crespi, resta l'unico intenzionato a proseguire nell'iter giudizario. I pm avevano chiesto la condanna dei fratelli Tagliabue e del direttore dello stabilimento, assolti dai giudici in primo grado. Resta possibile il ricorso da parte dell'Agenzia delle Entrate di Stefania Totaro

Disastro ambientale nel Lambro

Disastro ambientale nel Lambro

Villasanta, 16 febbraio 2015 - La Procura di Monza depone le armi contro la sentenza per lo scempio ambientale alla Lombarda Petroli, da dove nella notte del 22 febbraio 2010 vennero sversati nel Lambro fino al Po almeno 2.400 tonnellate di gasolio e oli combustibili.

La pubblica accusa, che aveva chiesto 4 condanne da 5 anni a 2 anni e mezzo di reclusione, non presenterà ricorso in appello nei confronti della decisione del Tribunale di Monza che ha condannato a 5 anni di reclusione il custode Giorgio Crespi, ma ha assolto "per non avere commesso il fatto" dall'accusa di disastro doloso i cugini Giuseppe e Rinaldo Tagliabue, titolari dell'ex raffineria dismessa di Villasanta trasformata in sito di stoccaggio di idrocarburi e anche il direttore Vincenzo Castagnoli.

Per le pm Donata Costa e Emma Gambardella il movente del disastro doloso fu "coprire i vistosi ammanchi di prodotti petroliferi" in vista della chiusura del deposito, ma i giudici hanno ritenuto che "i Tagliabue si ritrovarono a pagare alla società Petrolchimica, per le sole bonifiche del terreno, oltre 1,2 milioni di euro e si videro richiedere, per il recupero degli idrocarburi dispersi e per il risarcimento delle perdite dei prodotti di terzi tenuti in deposito, poco meno di 2 milioni. E' di contro emerso, stando agli accertamenti dell'Agenzia delle Dogane, che le differenze tra prodotti presenti in deposito quel 23 febbraio 2010 e quelli contabilizzati avrebbero comportato al massimo il pagamento di accise per 80 mila euro piu' Iva". Per il Tribunale "a diverse conclusioni deve invece giungersi a riguardo di Giorgio Crespi, al centro di una serie di eventi ed omissioni, non liquidabili come mere sfortunate coincidenze".

La Procura voleva inizialmente presentare ricorso contro l'assoluzione di Giuseppe Tagliabue sulle misurazioni 'addomesticate' delle quantita' di prodotto fornite al funzionario dell'Agenzia delle Dogane ritenute non sufficientemente provate, ma il fatto, anche se riconosciuto in appello, andrebbe comunque incontro alla prescrizione. Potrebbe invece voler presentare comunque appello l'Agenzia delle Entrate, che non si e' vista riconoscere alcun risarcimento dei danni.

Di certo ricorrera' davanti alla Corte di Appello di Milano il custode Giorgio Crespi, che al processo al Tribunale di Monza non si e' mai presentato e che e' stato l'unico a ritrovarsi condannato. "Stiamo preparando il ricorso - conferma l'avvocato Silvio De Stefano, che con il collega Pietro Russo ora difende il custode - Nei confronti di Giorgio Crespi non ci sono elementi per una condanna e i giudici hanno mal interpretato l'episodio dell'auto che lampeggiava la notte dello sversamento davanti all'ingresso della Lombarda Petroli. Il custode sapeva che quel ripetuto susseguirsi di fari che lampeggiavano sarebbe stato filmato, quindi non ci avrebbe fatto ricorso. Quel lampeggiare era destinato non al custode, ma alle persone che erano all'interno del deposito ad aprire le cisterne. Sono gia' andato a vedere la ex raffineria dall'esterno e ci sono tanti posti dove chiunque avrebbe potuto facilmente scavalcare per introdursi all'interno della Lombarda Petroli e commettere il fatto".