Desio, auto taroccate: pene fino a 4 anni e mezzo

Una ventina gli imputati a giudizio per aver fatto parte dell’associazione che cannibalizzava le vetture e simulava il loro furto

La banda rubava le auto per smontarne i pezzi in un capannone

La banda rubava le auto per smontarne i pezzi in un capannone

Desio (Monza e Brianza), 2 ottobre 2022 -  Pene fino a 4 anni e mezzo di reclusione per l’organizzazione criminale specializzata nel rubare le auto per poi ‘taroccarle’ e rivenderle in Italia o all’estero, oppure ‘cannibalizzarle’ per il traffico dei pezzi di ricambio. O ancora farle ‘sparire’ con l’accordo dei proprietari per simularne il furto e incassare l’indennizzo dell’assicurazione.

Questa la sentenza del Tribunale di Monza per il traffico di vetture che è già costato la condanna a 7 anni di reclusione con il rito abbreviato a Ignazio Marrone, titolare di un’autodemolizioni di Desio già condannato anche perché ritenuto affiliato alla Locale di ‘ndrangheta di Desio, per cui avrebbe recuperato ‘crediti’ e finanziato le famiglie dei boss finiti in carcere per l’inchiesta ‘Infinito’.

Una quarantina inizialmente le persone accusate a vario titolo di associazione per delinquere, furto, riciclaggio, falso, simulazione di reato e truffa. Nel processo abbreviato che si è già tenuto sono scattate le prime condanne, mentre i proprietari di auto ‘furbetti’, accusati di avere raggirato le società di assicurazioni, tra cui insospettabili imprenditori, impiegati e casalinghe incensurati, hanno chiesto la messa in prova per estinguere il reato di simulazione di reato e hanno anche già risarcito il danno pari all’indennizzo indebitamente percepito perché la loro vettura non era stata rubata, come invece denunciato, ma era entrata nel ‘sistema’ di riciclaggio che sarebbe stato ideato da Marrone nella sede dell’autodemolizioni e in altri locali messi a disposizione dai coimputati. Ora alla sbarra l’ultima ventina di imputati, tra cui anche Arturo Sgrò, chirurgo estetico a sua volta condannato nel processo per ‘ndrangheta insieme a Marrone. Per Sgrò l’accusa di simulazione di reato è stata dichiarata prescritta. Due anni e mezzo di reclusione la pena per Angelo Arlotta, già condannato per l’omicidio dell’albanese Lamaj Astrit ucciso in un box a Muggiò e poi trovato murato nel pozzo artesiano di un residence a Senago grazie alle parole del fratello pentito Carmelo Arlotta. Le pene più alte di 4 anni e mezzo e di 4 anni di reclusione sono andate agli imputati accusati anche di associazione per delinquere. Secondo l’accusa, rappresentata dal pm Michele Trianni, esisteva un vero e proprio “metodo Marrone”, con un listino prezzi per le auto rubate e per i pezzi di ricambio, la cui efficacia stava nella celerità dei tempi con cui venivano svolti gli interventi sulle vetture rubate.

Per eludere le indagini l’autodemolitore, sempre secondo l’accusa, utilizzava un linguaggio criptato nelle telefonate e nel capannone aveva installato un impianto di videosorveglianza con un allarme anti intrusione e continui controlli da parte di vigilanti all’esterno del magazzino in occasione delle visite, che avvenivano anche da parte di persone di una certa caratura criminale in quanto Marrone è ritenuto un sodale della ‘ndrangheta a Desio.