
di Antonio Caccamo
Al liceo classico Omero di Milano le avevano consigliato di seguire gli studi nelle materie umanistiche. A lei sarebbe piaciuto fare l’archeologa. Ma poi una visita casuale al Politecnico le fece cambiare idea. "Innamorata della fisica atomica, ho deciso di sfidare me stessa e, nonostante nel novembre del 1987 l’Italia avesse detto no al nucleare, mi sono iscritta al Politecnico proprio in questa disciplina".
Una scelta lungimirante. Claudia Sterlini, ingegnere nucleare di 52 anni, oggi, sfatando il tabù che alcune carriere sono solo per uomini, è la Site manager di STMicroelectronics, il gigante dei microchip con ricavi da 10,2 miliardi nel 2020. Da lei dipendono il funzionamento dei siti e degli impianti di Agrate e della vicina Cornaredo e l’attività di circa 5.700 persone. Era una predestinata. A conclusione degli studi universitari, con Sergio Terrani come relatore preparò la tesi di laurea sperimentale su un sistema che si proponeva di rilevare il trizio, isotopo radioattivo dell’idrogeno, attraverso la scintillazione gassosa.
"Fu un successo, ne nacque un brevetto; lavorai qualche mese come ricercatore ad Ispra per ingegnerizzare il prodotto". Alla STM di Agrate fu chiamata nel 1995, mentre nell’ottobre del 2018 arriva la promozione a Site manager. "Con un carico di lavoro paragonabile a quello necessario per una piccola città. Mi si offriva un ruolo molto appetibile anche fuori dal mondo dei semiconduttori".
In cosa consiste il suo lavoro in STM?
"Governo con il mio team tutto quello che serve per far funzionare due siti produttivi che ospitano ogni giorno, considerando anche il personale esterno residente, oltre 7mila persone, fabbriche di produzione, uffici e infrastrutture. Il sito di Agrate e quello di Cornaredo hanno un intreccio di funzioni, di edifici e impianti che sono stati via via realizzati, ristrutturati e migliorati da quando gli insediamenti sono nati. Sono come una piccola città a cui occorre garantire le normali attività: la continuità dei servizi, la sicurezza, le comunicazioni e ogni altro aspetto relativo al sociale, all’ambiente e al territorio. Non c’è altra azienda, al di là di STM, che presenti il medesimo livello di varietà e complessità".
Ha una macchina molto complessa da far funzionare...
"La peculiarità del mondo dei semiconduttori è che sono siti prevalentemente manifatturieri, con una parte impiantistica molto diversa da quella di altre aziende metalmeccaniche. Grandi strutture che alimentano queste fabbriche e i laboratori 365 giorni all’anno e 24 ore al giorno. Lavorare il silicio è un processo di tipo chimico, ha bisogno di acqua, chimici e gas di estrema purezza, di aria compressa e acqua di raffreddamento, di garantire condizioni di temperatura e umidità molto spinte nelle clean room, di energia e soprattutto di mantenere la qualità e la continuità inalterati. A questo si aggiunge il grandissimo vantaggio di occuparsi anche della parte di ingegneria e di ampliamento delle fabbriche, con sempre nuovi progetti seguiti dalla mia organizzazione. Questo offre la possibilità di vedere costruito quello che prima era sulla carta. Farne parte è un’esperienza unica che consiglierei a tutti, in particolare ai giovani laureati. Tutto avviene all’interno della mia competenza con un gruppo di lavoro di circa 230 persone. C’è una forte presenza maschile, diplomati e laureati che si occupano di manutenzione, ingegneria, design. Ma soprattutto negli ultimi anni e sugli ultimi progetti molti ruoli tecnici sono stati assunti da colleghe. Abbiamo ingegneri elettronici, chimici, ambientali, meccanici, elettrici, strutturisti e nucleari. Non ci rivolgiamo ad aziende esterne, se non per attività molto specialistiche".
Lei è la dimostrazione che oggi le donne possono ambire a ruoli di grande responsabilità. Ha qualche consiglio?
"Il cambiamento fondamentale è in come le donne vedono se stesse, il proprio ruolo, le proprie potenzialità, le proprie aspirazioni. La chiave di volta parte da un pensare senza limiti e senza preconcetti, non dando per scontato, come spesso accadeva nel passato, che esistano lavori e ruoli riservati agli uomini. E qui la scuola e la famiglia hanno un compito e una responsabilità fondamentali. Le aziende e la società hanno fatto e devono continuare a fare il resto, ovvero garantire parità di condizioni competitive tra generi, permettendo alle donne di dedicare alla loro carriera le stesse energie dei loro colleghi uomini".
Come riesce a conciliare i ruoli di manager, moglie e madre?
"Al lavoro ho orari lunghi ma riesco comunque a essere presente e penso e spero anche un riferimento per mia figlia, con la quale amo passare il mio tempo al di fuori del lavoro. Viola capisce ogni giorno di più che il lavoro ricopre un ruolo importante nella vita, che bisogna cercare qualcosa che entusiasmi, che coinvolga, che dia soddisfazione e questo è quello che le sto provando a trasmettere".
Consiglierebbe a una ragazza gli studi scientifici?
"Assolutamente sì. E sono anche impegnata nelle attività aziendali in proposito. Cerchiamo di far capire alle studentesse che riuscire nelle materie scientifiche, in funzione di opportunità di lavoro, non è esclusivo appannaggio dei colleghi maschi. All’interno della mia organizzazione se ne occupa l’ingegnere Luisa Fracassini, con iniziative che vanno avanti da diversi anni. L’idea, negli ultimi tempi, è stata di anticipare l’età dei ragazzi ai quali ci rivolgiamo, lavorando di più con quelli delle elementari e delle medie, cosicché il seme della curiosità abbia più tempo per crescere. È un messaggio esteso a tutti, dice che una carriera in questo campo è possibile e non è per nulla arida, come purtroppo molti immaginano".