Fabio Lombardi
Cronaca

Confindustria Brianza, dopo la fusione con Assolombarda escono «solo» 35 imprese

Non s’è stato l’esodo di massa, anche se fra chi lascia ci sono alcuni grandi gruppi come Colmar, Parà e Sapio

Andrea Dell’Orto e Gianfelice Rocca vice e presidente di Assolombarda Confindustria Brianza

Monza, 20 ottobre 2015 - L'esodo di massa, per ora, non c’è stato. A 20 giorni dalla firma dell’atto di fusione fra Assolombarda e Confindustria Brianza l’ipotizzata (dagli sfavorevoli) fuga delle imprese brianzole dalla nuova associazione non c’è stata. Sono infatti 35 le aziende che «hanno receduto» (come si dice tecnicamente) dalla territoriale di Confindustria. Tra queste, va però detto, ci sono alcuni grandi nomi come Colmar, Parà, Sapio, Effebiquattro e Flexform. Ma non solo. Anche tante piccole e medie imprese «gioiello» come la Omr, l’azienda dell’ex presidente del Comitato delle Pmi di Confindustria Brianza, Gabriella Meroni che si era apertamente schierata contro la fusione ed era poi stata sospesa dall'incarico. L’impressione è dunque che chi era in prima linea (in aprile c’era stata una lettera aperta firmata da una trentina di imprenditori, molti con cariche in giunta e in consiglio) contro il matrimonio con Milano, dopo aver perso la battaglia legale, non abbia potuto far altro che «sgomberare il campo» mentre chi era nelle retrovie (pochi o tanti che siano), pur sfavorevole alla fusione, abbia fatto di necessità virtù registrando una soluzione «accettabile» del tipo: «Ero contrario, ma la maggioranza ha scelto questa strada e quindi mi adeguo».

In ogni caso non si può escludere che nelle prossime settimane-mesi qualche altra impresa brianzola lasci la nuova associazione. Lo stesso Sergio Colombo, promotore della causa contro la fusione davanti al Tribunale di Monza e titolare della Transtadio, pur avendo confermato più volte la sua volontà di andarsene, non si è ancora completamente slegato la sua azienda (la Transtadio risulta ancora iscritta) dalla territoriale «perché prima - spiega - occorra risolva alcune questioni tecnico-burocratiche». Nei prossimi giorni è prevista una riunione delle 35 imprese fuoriuscite da Confindustria Brianza (alle quali se ne potrebbero aggiungere altre) per decidere del futuro: passare a un altra territoriale (come ad esempio ha fatto la Parà che è rimasta iscritta a Confindustria Bergamo dove era già associata in virtù di un impianto produttivo nella provincia) o andare in un'altra associazione (Artigiani della provincia, Api Lecco...)

Lunedì nella sede di Assolombarda a Milano è stata ufficialmente presentata alla stampa la nuova associazione nata dalla fusione per incorporazione con Confindustria Brianza (Assolombarda Confindustria Monza e Brianza, il nuovo nome). Un'associazione nata con il voto all'unanimità in Assolombarda e con il 90% dei consensi dei presenti all'ultima assemblea generale di Confindustria Brianza lo scorso giugno. «Milano e la Brianza esprimono insieme il 52% del valore aggiunto della Lombardia e il 12% del Pil nazionale», ha esordito Gianfelice Rocca presidente di Assolombarda Confindustria Brianza (lo statuto stabilisce che in seguito alla fusione ci sia lui, in qualità di leader di Assolombarda, alla guida della nuova realtà) «un’associazione - ha aggiunto - di quasi 6mila imprese per un totale di oltre 319mila addetti». «La fusione rappresenterà un vantaggio per le imprese della Brianza in termini di servizi e rappresentatività. In Brianza rimarrano sedi e uffici con un Comitato di presidio territoriale con un suo budget. L’identità del territorio sarà preservata. Mi dispiace per chi non ha condiviso questo ragionamento. Alcune imprese se ne sono andate? Mi auguro ci ripensino e capiscano i vantaggi che questa operazione comporta. Pensiamo, e qualche interessamento c’è già stato, che altre nuove aziende possano invece associarsi proprio grazie ai vantaggi creati dalla fusione», ha spiegato Andrea Dell’Orto che, ex presidente di Confindustria Brianza, sarà di diritto il vice della nuova associazione per i prossimi 2 anni. Un’aggregazione che sposa i principi della riforma Pesenti per ridurre i costi del sistema confindustriale e che costituisce un «esempio virtuoso» per i sostenitori visto che la Brianza avrebbe avuto i numeri per restare da sola. In ogni caso un cambiamento epocale per Confindustria Brianza (la più antica associazione di industriali in Italia con i suoi 113 anni) che si proietta nel futuro "verso le sfide rese necessarie dalla globalizzazione", ha detto Rocca presentando la nuova associazione che sarà di gran lunga la più grande territoriale di Confindustra a livello nazionale.