
Commscope, i 158 dipendenti della multinazionale americana in protesta
Agrate Brianza (Monza) - «Ritirate i 42 licenziamenti e aprite la cassa integrazione", la Commscope si ferma contro la delocalizzazione del reparto Filtri in Cina e in India. I 158 dipendenti della multinazionale americana del sito di Agrate, compatti, si oppongono alla ristrutturazione e fanno pressing in vista dell’incontro di lunedì in Assolombarda.
Al tavolo con la proprietà, Mauro Castelli della Fiom-Cgil Brianza: "Non ci sono alternative. Abbiamo una sola richiesta: marcia indietro – dice al presidio –. La decisione nasce da una questione di profitto. È inaccettabile". Ai cancelli di via Archimede anche il sindaco Simone Sironi: "Sono al vostro fianco", ha assicurato a magazzinieri e impiegati. La riorganizzazione è stata un fulmine a ciel sereno, "negli ultimi tre anni gli utili dello stabilimento sono stati sempre in crescita e ammontano a quasi 21 milioni di euro, non noccioline, e ora si buttano i tasselli che non rendono abbastanza. In questa logica – spiega il sindacalista – non c’è un briciolo di responsabilità sociale". Batterà su questo e "sulla cassa per riorganizzazione" il 17 al tavolo con la controparte. Dietro ha tutto il personale.
"Il fondo che controlla il gruppo si limita a fare calcoli utilitaristici, ma qui c’è di mezzo la vita delle persone". Per i lavoratori coinvolti sono ore critiche. "Mettiamoci nei panni di chi ha più di 50 anni ed è qui magari da 30 e oggi si vede dare il benservito". Le istituzioni non fanno mancare l’appoggio. "Agli operai diciamo che siamo dalla loro parte: difendiamo il lavoro e la dignità, perché un posto non è solo reddito, ma anche ruolo nella società", aggiunge Sironi. Bandiere, striscioni e cartelli sono appesi ai cancelli da giorni, lunedì Rsu e sindacati saranno a Milano: "Chiederemo ancora una volta un cambio di strategia. Quella di spostare ricerca, sviluppo e produzione nei mercati low cost è una scelta miope". «Servono norme per invertire la rotta – così il sindaco – le multinazionali non possono fare il bello e il cattivo tempo sulla pelle della gente". Per le famiglie toccate in prima persona c’è ansia per il futuro, "ma anche gli altri non dormono sonni tranquilli – Sironi non ha dubbi – vivono tutti con una spada di Damocle sulla testa".