La Russia sta perdendo la guerra in Ucraina?

Le forze di Putin si sono ritirate da Kiev, non riescono ad avanzare nel Donbass e hanno perso il 25% delle truppe: cosa significa

Un blindato russo danneggiato giace in un campo a nord di Kiev

Un blindato russo danneggiato giace in un campo a nord di Kiev

Negli ultimi giorni, la Russia ha ritirato le sue forze da buona parte del fronte settentrionale dell’Ucraina. I suoi tentativi di conquistare Kiev, Chernihiv e Sumy – le principali città del nord – sono falliti e l’esercito ucraino è riuscito a compiere con successo diversi contrattacchi. Nel Donbass, le forze russe continuano a fare pochi o nessun progresso negli assalti frontali per catturare le regioni di Donetsk e Luhansk. A sud, nonostante le difficoltà della resistenza, Mariupol è ancora in mani ucraine e gli invasori probabilmente subiranno pesanti perdite prima di costringere alla resa la città.

La guerra, insomma, non sta andando secondo i piani di Vladimir Putin. Secondo gli analisti, la Russia avrebbe perso il 25 per cento della sua forza d’attacco iniziale e le ripetute sconfitte hanno demoralizzato le sue truppe. In più, l’Ucraina sta diventando un cimitero di carri armati russi. Quali saranno, quindi, le prossime mosse del Cremlino?

Secondo gli analisti indipendenti dell’Istitute for the study of war (Isw), la Russia è stata costretta a rivedere totalmente la sua campagna militare. “Dopo il fallimento della sua offensiva per catturare Kiev e altri grandi città e il suo successivo fallimento nell’adattare le sue operazioni alla fine di marzo”, il Cremlino sta concentrando tutti i suoi sforzi bellici sul Donbass e su Mariupol.

L’esercito russo che era stanziato a nord si sta spostando per rinforzare il fronte sud-orientale, ma questo difficilmente cambierà le sorti della guerra. “Le unità russe nel Donbass – spiega l’Isw – affrontano problemi di morale e approvvigionamento crescenti”, ed è improbabile che gli sforzi russi per sostituire i riservisti e alimentare le unità danneggiate aumenteranno le possibilità di successo delle offensive nella regione di Donetsk e Luhansk.

Vladimir Putin pensava di conquistare l'Ucraina in meno di due settimane, ma dopo gli insuccessi militari, il suo esercito è diventato più cauto. Sul fronte sud-orientale, sta logorando il nemico con pesanti bombardamenti, soprattutto a danno della popolazione civile, allo scopo di convincere le città ad arrendersi. Le volte in cui le sue forze hanno portato avanti assalti frontali alle posizioni ucraine, lo hanno fanno a caro prezzo.

Dall’inizio del conflitto, la Russia ha subito pesantissime perdite militari. Secondo il Center for strategic and international studies (Csis), sono morti tra 7.000 e 15.000 soldati russi e “i feriti che non possono tornare rapidamente in servizio generalmente sono circa il doppio del numero dei morti. Ciò significherebbe che la Russia ha perso tra 21.000 e 45.000 soldati in circa un mese di conflitto”. Per dare un senso a questi numeri, in 10 anni di guerra in Afghanistan, l’Unione sovietica riportò 14.400 morti.

Ma oltre alle truppe, il problema più grosso della Russia è la distruzione dei suoi mezzi corazzati. La lista più attendibile delle perdite è quella stilata da Oryx, che include soltanto i veicoli e le attrezzature distrutte o catturate di cui esistono prove fotografiche o videografiche. Secondo Oryx, la Russia ha perso 427 carri armati, 726 blindati da combattimento, 714 camion e fuoristrada, 32 elicotteri e 20 aerei caccia. Le perdite ucraine di blindati sono meno di un quarto di quelle russe.

Complessivamente, tra morti, feriti e mezzi distrutti, il Csis ha calcolato che la Russia potrebbe aver perso il 25 per cento della sua forza iniziale d’attacco, composta da circa 190 mila soldati. In cinque settimane, sono stati distrutti o catturati un ottavo dei suoi preziosi T-72, T-80 e T-90, i modelli di carri armati apprezzati per la loro potenza di fuoco e la loro gittata. Secondo alcuni analisti citati da Bloomberg, è dalla Seconda guerra mondiale che un così alto numero di mezzi pesanti non veniva annientato in così poco tempo.

Oltre ai numerosi problemi di logistica e nella struttura di comando, la Russia ha difficoltà anche a sostituire gli ufficiali uccisi in combattimento. Lo stato maggiore ucraino – riferisce l’Isw – “ha dichiarato che l'esercito russo sta schierando gli studenti e gli educatori degli istituti militari direttamente in Ucraina per sostituire le crescenti perdite di ufficiali”. Il dispiegamento di ufficiali non addestrati – e soprattutto personale educativo – ostacolerà la capacità dell'esercito russo di sviluppare la sua prossima generazione di ufficiali negli anni a venire.

In estrema sintesi, la Russia non ha perso la guerra, ma di certo non la sta vincendo. Benché abbia ancora molto potenziale militare e riservisti a cui attingere, il costo morale, economico e politico dell'invasione è destinato a crescere. Le sanzioni occidentali si intensificheranno nel tempo e il consenso interno di Putin potrebbe deteriorarsi. Parte dell'élite e dell'oligarchia russa è contraria alle guerra e secondo alcuni rapporti ci sono piani per destituire il presidente. Dal canto suo, anche il popolo e la società civile ha criticato il conflitto: più di 15 mila pacifisti sono stati arrestati in queste settimane.

In tutto questo, secondi diversi rapporti citati dall’agenzia Reuters, si sospetta che Putin non stia ricevendo consigli e dati oggettivi sulla guerra. Questo, scrive il Csis, “è un problema comune nei regimi autoritari in cui i funzionari non vogliono portare cattive notizie a un leader onnipotente. Tuttavia, alla fine, le realtà del campo di battaglia si affermeranno”. A quel punto – sostengono gli analisti – quando Putin sarà consapevole delle perdite umani e materiali, dell’esaurimento fisico e morale delle truppe e dell’emorragia di risorse, potrebbe sedere al tavolo dei negoziati con maggiori intenzioni di pace.