Milan: Yonghong Li, un anno in chiaroscuro

I conti sono migliorati e si è riaccesa la passione dei tifosi. Incognite sul debito da restituire

Yonghong Li

Yonghong Li

Milano, 12 aprile 2018 - Un anno cinese. Trecentosessantaquattro giorni fa oggi nello studio “Gianni Origoni & Partners in Piazza Belgioioso” a Milano venivano firmati i contratti e depositati gli ultimi 370 milioni di euro (dei 740 totali) per portare a termine il travagliato closing tra Fininvest e Yonghong Li per la cessione del 99.93% del Milan. Un anno costellato di dubbi (sulla consistenza patrimoniale di Mr. Li), di polemiche (con la Uefa per il no al Voluntary Agreement) e di incognite (sul destino della proprietà, chiamata a restituire entro fine ottobre 383 milioni di euro a Elliott).

I numeri. Un anno in cui il Milan come prima cosa ha migliorato i propri conti: ripianata gran parte dei debiti pregressi con le banche (con il bond da 73 milioni di Elliott), Mirabelli ha avuto a disposizione un budget da 240 milioni - comprensivi di circa 60 ottenuti dalle cessioni - per ristrutturare la rosa. Manovre che hanno alzato il valore di mercato del club - secondo uno studio commissionato da Fassone - e riacceso la passione dei tifosi rossoneri. Una passione che ha permesso per tutta la stagione di riempire San Siro (1,2 milioni di biglietti venduti, con tanto di nuovo record di incassi per il derby con oltre 4.1 milioni) e contribuito ad avere la migliore semestrale da 10 anni a questa parte: il primo mini-bilancio della gestione cinese infatti ha registrato un rosso di 22.3 milioni di euro (contro il 39.4 di dodici mesi fa), con un miglioramento dei ricavi (106 contro il precedente 102) e dell’Ebidta (+31.5 contro -12.7).

Il futuro. Numeri che parlano di una ottima gestione portata avanti da Fassone e il suo staff - che ha rivoluzionato l’organigramma e spazzato via la storica dirigenza berlusconiana - ma che non risolvono il problema del rifinanziamento del debito, né dell’incontro di settimana prossima con la Uefa per il Settlement Agreement. Sul destino della proprietà un indizio potrebbe averlo dato lo stesso Milan: ieri l’annuncio della partecipazione alla prossima International Champions Cup (saltata un anno fa per i preliminari di Europa League, ipotesi concreta anche per la prossima estate) non esplicita dove i rossoneri giocheranno, ma il Milan - risulta - sarà impegnata in una tournée negli Stati Uniti - con partite sulla Costa Pacifica e poi contro il Tottenham a Minneapolis -. Fonti qualificate all’interno del Milan negano l’ipotesi che si tratti di un modo di “evitare” la Cina e che il viaggio negli Usa dipenderebbe dall’alternanza tra Oriente e Occidente, ma - con il fondo americano Elliott pronto a subentrare a Li - non è da escludere una scelta strategica sul mercato a stelle e strisce. In queste ore sui media cinesi poi rimbalzano articoli sulle difficoltà registrate da Milan China (il progetto commerciale per coinvolgere nuovi sponsor asiatici) a trovare partner interessati al progetto di Yonghong Li. E pensare che il patron rossonero puntava a fatturare 90 milioni all’anno solo da quel mercato. Una stima errata, fonte dei mali del progetto cinese. Ma c’è chi dice che Yonghong Li - nel caso in cui non riuscisse a restituire il denaro a Elliott - ci perderà poco o nulla: pare infatti che in caso di asta per la cessione del Milan, tutta l’eccedenza dai 383 milioni tornerebbe nelle tasche di Li.

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