
Ivano Bordon
Milano - Sandro Mazzola lo aveva soprannominato “Pallottola”, per via dei riflessi da gatto. Ivano Bordon, dai giorni in cui giovane varcava i cancelli di Appiano Gentile, è arrivato oggi fino a quota settanta. Festeggia la cifra tonda come uno dei grandi vincenti del calcio italiano. Campione del mondo 1982 da estremo difensore, quindi nel 2006 come collaboratore nello staff di Marcello Lippi. Lo è stato anche nel club, visto che quando la Juventus ha conquistato l'Intercontinentale del 1996 era sempre al fianco del futuro commissario tecnico. Ha avuto in questo lo stesso destino di altri grandi interisti del passato, quello di vincere sì in nerazzurro, ma ancor più altrove. I due scudetti conquistati nel 1971, al primo vero anno di Serie A, e nel 1980 sono comunque un ottimo bottino e altrettante sono state le Coppe Italia a Milano (più un'altra alla Sampdoria). C'è anche una finale di Coppa dei Campioni contro il grande Ajax di Crujiff, ma quella volta vinsero i lancieri. Per diventare campione d'Europa ha dovuto attendere il 1996, sempre con la Juventus, sempre da componente dello staff. Ci ha provato a replicare i trionfi in nerazzurro come preparatore dei portieri, ma l'avventura di Lippi all'Inter, come noto, non è stata altrettanto fortunata. Lo scorso weekend si è parlato di lui anche per un altro motivo: con 382 presenze, Handanovic lo ha raggiunto al secondo posto nella graduatoria dei portieri dell'Inter con più presenze. Davanti allo sloveno c'è solo Walter Zenga con 473. Nel suo libro “In presa alta”, pubblicato di recente e in cui è presente la prefazione dell'amico ed ex compagno Lele Oriali, Bordon racconta con orgoglio di aver vinto anche un terzo Mondiale, quello del Campionato Militare in Congo nel 1973. Vale anche quello, eccom. A un trionfo, in fondo, è sempre bene non rinunciare.